NICOLA PALMA
Cronaca

"Sono l’avvocato D’Ambrosio". La truffa all’anziana in via Monti e il blitz dei ghisa in Centrale

Novantaduenne derubata di contanti e gioielli: "Sapevano che mio figlio lavora in Svizzera". I due operativi intercettati dai vigili in piazza Luigi di Savoia: presi dopo un tentativo di fuga.

La Fiat 500L dei truffatori è stata intercettata dai vigili in piazza Luigi di Savoia

La Fiat 500L dei truffatori è stata intercettata dai vigili in piazza Luigi di Savoia

"Salve, sono un agente della polizia svizzera...". Sono le 15.20 di venerdì: è l’approccio preliminare di un complicato raggiro che si concluderà un’ora dopo col furto di mille euro e di gioielli per un valore di 25mila euro a una novantaduenne residente in via Monti. Venti minuti dopo, i due operativi della banda, il diciannovenne napoletano Eduardo M. e il quarantatreenne casertano Vincenzo C., verranno intercettati dalla polizia locale in Stazione Centrale e bloccati dopo un breve inseguimento: a valle degli accertamenti investigativi, saranno denunciati per truffa, ricettazione e resistenza. Facciamo un passo indietro al primo pomeriggio di due giorni fa. La signora Anna (nome di fantasia), appena rientrata a casa, sente squillare il telefono fisso e risponde: l’uomo si spaccia per un poliziotto elvetico, le dice che a breve verrà contattata dall’avvocato Marco D’Ambrosio e le anticipa che il figlio, distratto dal cellulare, ha travolto una persona che stava attraversando sulle strisce pedonali. "Era a conoscenza del vero nome di mio figlio – metterà a verbale la pensionata nella denuncia presentata ai carabinieri –, il quale vive realmente in Svizzera, a Zurigo. Pertanto, io credevo a quanto mi riferiva". Altra indicazione: Anna non dovrà mai riattaccare la cornetta, così da rimanere isolata dal resto del mondo.

L’anziana, preoccupata, fornisce pure il numero di cellulare per ricevere la chiamata del fantomatico legale: D’Ambrosio rispiega la situazione e aggiunge che serve una cauzione di 10mila euro per scongiurare il carcere. L’avvocato aggiunge che il presunto investitore gli ha confidato che a casa la madre tiene solo mille euro e che quindi servono pure monili d’oro per arrivare alla cifra pattuita. Anna stende un asciugamani sul tavolo e lo riempie con i soldi e con i gioielli che custodisce nei cassetti: tra spille con diamanti e orologi di pregio, c’è pure un bracciale coi ciondoli personalizzati con le generalità dei parenti.

Alle 16.20, Davide Fontana (nome finito di Eduardo M.) si presenta in via Monti: passa il controllo della portinaia ("Sono il nipote"), entra nell’abitazione, prende il fagotto e scappa. Quel comportamento insospettisce subito l’anziana, a cui basta una chiamata al figlio per avere la certezza di essere stata truffata. A quel punto, i nipoti (quelli veri) la accompagnano in caserma per la querela. Nel frattempo, il diciannovenne e il complice di 43 anni sono già lontani: parcheggiano la Fiat 500L noleggiata a Benevento in piazza Luigi di Savoia e scendono, ma l’incrocio casuale con due ghisa della Zona 9, impegnati in un servizio interforze con la polizia, li mette subito in agitazione. Risalgono in auto e imboccano contromano il vialetto parallelo a quello riservato agli autobus per gli aeroporti. Gli agenti guidati dal comandante Gianluca Mirabelli sentono la sgommata e si mettono all’inseguimento. La 500L, chiusa dal traffico del sottopasso Mortirolo, fa inversione, ma si ritrova davanti la macchina dei vigili: il conducente va lentamente in retromarcia e poi innesta la prima; a quel punto, gli agenti tirano fuori le pistole dalle fondine e costringono i fuggitivi ad arrendersi. Durante le fasi di ammanettamento, al più giovane dei due cade l’asciugamani con il bottino. Gli investigatori pensano subito a due truffatori, ma non hanno idea di chi sia la vittima.

La traccia decisiva la trovano nei cellulari dei due: ci sono tre indirizzi (via Monti, via Ferrante Aporti e corso Sempione) e uno screenshot con il nome di una donna, proprio la novantaduenne. Dopo due tentativi a vuoto (in quel momento Anna è in caserma per la denuncia), alle 22.30 i ghisa la trovano in casa: lei non apre, ha comprensibilmente paura; sarà necessaria una lunga opera di mediazione, con la presenza di personale in divisa, per convincerla a fidarsi. L’anziana si reca in via Custodi coi vigili poco prima di mezzanotte e riconosce il ragazzo che si era presentato come Davide Fontana. Finisce coi ringraziamenti alla polizia locale e la restituzione del maltolto. "I colleghi sono sempre più presenti sul territorio – commenta il segretario del Sulpl Daniele Vincini – ma al momento dal Governo non sono arrivati segnali sulla tutela legale, non inserita nel decreto Sicurezza".