GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Il ricorso in Corte Costituzionale. Lombardia, Piemonte e Veneto contro il Piano Aria del Governo

L’onere delle misure antismog ricade "in via ordinaria" sulle Regioni e solo "in via complementare" sullo Stato. Un’impostazione che ai governatori non piace. Anche perché per ora non sono previste risorse aggiuntive. .

La Commissione Europea ha aperto procedure di infrazione contro l’Italia per lo smog

La Commissione Europea ha aperto procedure di infrazione contro l’Italia per lo smog

Regione Lombardia ha deciso di impugnare alla Corte Costituzionale il “Piano nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria“ licenziato il 20 giugno dal Consiglio dei ministri e pubblicato ad inizio agosto. Una scelta, quella della Giunta presieduta dal governatore leghista Attilio Fontana, condivisa con altre due Regioni del bacino padano, a loro volta amministrate dal centrodestra e a loro volta firmatarie del ricorso: il Piemonte del presidente forzista Alberto Cirio (che lo ha già approvato) e il Veneto del presidente leghista Luca Zaia (che dovrebbe aggiungersi).

Il Piano dell’esecutivo nazionale "individua le amministrazioni centrali, regionali e locali alle quali è demandata l’attuazione di ogni misura" per il contenimento dell’inquinamento atmosferico. A risultare indigesta ai governatori del nord è proprio questa impostazione o, meglio, la modalità con la quale sono state declinate e suddivise le responsabiltà relative alla messa in atto degli interventi. Il Piano prevede, infatti, che le Regioni abbiano la responsabilità delle misure per il miglioramento della qualità dell’aria "in via ordinaria", mentre allo Stato tale responsabilità spetta solo "in via complementare". Quest’ultimo può intervenire e assumersi l’onere dell’iniziativa qualora i piani adottati dalle Regioni non si rivelino efficaci. Un’impostazione – ecco il secondo motivo del malcontento dei governatori del nord – non accompagnata da un aumento delle risorse a disposizione delle amministrazioni regionali. Da qui, a torto o a ragione, il motivo del ricorso: il Governo – questo il sentiment dei presidenti del Bacino padano – scarica l’onere del miglioramento della qualità dell’aria sulle Regioni senza però sostenerle a dovere dal punto di vista dei trasferimenti dei fondi. Non bastasse, si fa notare che l’Ambiente, ad oggi, è ancora materia che rientra tra quelle a prerogativa statale.

Il “Piano nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria“ origina da lontano: infatti è una risposta alle procedure di infrazione aperte dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia proprio per gli alti livelli di inquinamento che ancora si registrano, in particolare, nella Pianura Padana. Come forse si ricorderà, contro il nostro Paese era stata emessa una sentenza della Corte di giustizia europea già nel 2020, una volta accertato lo sforamento dei valori-limite. Sentenza che l’Italia, secondo le istituzioni comunitarie, non avrebbe osservato, da qui la nuova procedura di infrazione aperta nel 2024. A proposito di azioni per ridurre l’inquinamento, la stessa Regione ha aperto un nuovo bando per la rottamazione dei veicoli inquinanti. Per presentare la domanda c’è tempo fino al 31 ottobre. Nello specifico, la linea A del bando "incentiva la sostituzione di veicoli inquinanti con autovetture a zero o bassissime emissioni, mentre la linea C ne incentiva la rottamazione". La linea B – quella che fornisce sussidi per l’acquisto di motocicli o eCargo-Bike a basse emissioni – si è invece conclusa per l’esuarimento dei 2 milioni di euro disponibili. Le richieste per le eCargo Bike hanno assorbito il 93% delle risorse stanziate, mentre il 7% è stato destinato a ciclomotori o motocicli elettrici. In totale le domande presentate sono state 1.335.