
La proiezione del film “Liliana” al cinema Ducale
Milano, 27 gennaio 2025 – Più di 700 studenti di tutti i 9 Municipi milanesi si radunano al Cinema Ducale per la Giornata della Memoria nell'80esimo anniversario della liberazione di Auschwitz. In programma c'è la proiezione del docufilm "Liliana" di Ruggero Gabbai sulla storia della senatrice Liliana Segre, tra i sopravvissuti al campo di sterminio. Una giornata importante per più motivi. Non solo per la ricorrenza ma anche perché questa iniziativa è stata lanciata dal Municipio 6 dopo il rifiuto del Cinema Orfeo (che poi ha fatto marcia indietro) di proiettare il film per paura di ritorsioni, lo scorso novembre. E poi l’evento è anche un abbraccio simbolico alla senatrice vittima di attacchi di odiatori su diverse pagine social di cinema che in tutta Italia stanno proiettando il film. "Liliana Segre - il commento del presidente del Municipio 6 Santo Minniti - è stata già vittima dell'odio 80 anni fa, poco più che bambina. Ha consacrato quel dolore e la sua intera vita alla Memoria, perché nessuno fosse più vittima di quella barbarie. Non siamo e non saremo indifferenti di fronte a questa ondata di attacchi a una donna straordinaria".

Le immagini del docufilm vengono proiettate in contemporanea in tutte e 4 le sale del Ducale. La maggior parte degli studenti, tutti di scuole superiori, segue con attenzione e in silenzio. Ma non tutti. Nella sala 1, più volte si sente brusìo dall'ala in alto a sinistra. Un piccolo gruppo, che però infastidisce. C'è chi lancia pop corn ai vicini, chi chiacchiera. E quando sullo schermo, Liliana Segre, a proposito della situazione delicata che ha reso anche necessario proteggerla con una scorta, dice "io sono libera, io non scappo più. Se qualcuno vuole ammazzarmi, che lo faccia", tra le poltrone si sente una voce commentare "ti ammazzo io". Seguita da risatine. Alla fine, insieme agli applausi si sentono fischi, di approvazione, sì, "ma avrei gradito solo applausi rispettosi", commenta Natale Carapellese, presidente del Municipio 5, che nel suo intervento, prima del dibattito con le domande al regista, mostra il proprio disappunto per il comportamento di alcuni. "Oggi - continua - non è una festa. E poi non apprezzo nemmeno tutti i pop corn per terra". Un fatto grave, sebbene la percezione sia che alla base dei comportamenti incivili ci sia non tanto l'odio quanto la superficialità. Ma la maggior parte è attenta. Ed è proprio uno studente, Enrico Monteleone, del liceo scientifico Vittorini, che prendendo la parola al dibattito sottolinea che "è ipocrisia dire che non dobbiamo essere indifferenti e poi non fare nulla". Contesta l'esistenza di partiti di estrema destra ma anche "le persone che, qui, danno fastidio". I suoi compagni di scuola Bruno Angelo Peri e Jonathan Davide Cimini gli danno manforte con un commento a margine. Ma si dicono soddisfatti della mattinata: "Questo evento ci ha arricchito, dobbiamo essere noi a raccogliere il testimone della Memoria".
"Dobbiamo raccontare, non stare zitti. Ognuno di noi può essere "il diverso" nella società di oggi. Io, italiana, nata da genitori stranieri, a volte fatico a sentirmi accettata: qui trattata come "straniera" e nel Paese d'origine dei miei genitori come italiana", dice una diciassettenne dell'Istituto Giorgi. Chiara, coetanea del Vittorini, nelle parole della Segre ha risentito quelle di sua nonna: "Ha perso un fratello, morto in un campo di concentramento, ucciso perché partigiano. Un altro si è salvato per miracolo. Mia nonna aeva 11 anni quando è finita la guerra e mi ha sempre raccontato queste storie. Non le dimenticherò".
Il dibattito all'inizio non ingrana ma poi, a poco a poco, i ragazzi si avvicinano al palco. La prima è una studentessa dell'istituto Oriani-Mazzini, che chiede a Gabbai qual è stato il momento che più lo ha colpito durante la realizzazione del docufilm. Risposta: "L'intervista a Liliana alla Sinagoga di Pesaro. Mi ha colpito molto anche sua figlia: il film affronta il trauma delle seconde generazioni. E poi la forza di Liliana, concentrata nella frase "io non scappo più, io non ho paura"". Un altro studente, dell'Istituto Giorgi, vuol sapere se sia stato più emozionante raccogliere le testimonianze o dedicarsi alla fase successiva, quella della realizzazione vera e propria del docufilm. "Ho avuto difficoltà, per esempio l'inizio era molto lungo - sottolinea Gabbai. Il mio è un lavoro di sottrazione. Devo togliere finché arrivo all'essenza della storia. Questo è il bello ma anche il difficile".
Una professoressa del Kandinskij pone il focus anche sulle polemiche e sugli attacchi social alla senatrice, molti legati al conflitto israelo-palestinese, ma non solo. "Qualcuno - riflette Gabbai - vuole far passare il messaggio che gli ebrei vittime di ieri siano i carnefici di oggi. Ma noi dobbiamo essere portatori di pace". Minniti conclude: "Sono felice che si sia parlato anche del tema israelo-palestinese. L'errore sta nel dire Palestina uguale Hamas ed ebrei uguala Netanyahu".