SIMONA BALLATORE
Cronaca

L’odio sui social e le querele, non c’è pace per Liliana Segre. “Ma gli hater non la fermano”

Il figlio della senatrice a vita: “Ha ridotto gli impegni ridotti perché affaticata”. E intanto in dodici andranno a processo per gli insulti sul web. Archiviata la posizione di chef Rubio: “Era critica politica”

La senatrice a vita, Liliana Segre

La senatrice a vita, Liliana Segre

Milano – “Mia mamma è stanca. Sicuramente questa nuova ondata di odiatori non le fa piacere, è amareggiata, ma non sarà questo a farla rinchiudere in sé stessa. Non la fermeranno”. Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre e avvocato, spiega così la decisione della senatrice a vita di non partecipare all’ultimo appuntamento: la presentazione della mostra di Marcello Maloberti al Memoriale della Shoah.

Sono giorni tesi: la valanga d’odio social - riazionata dopo l’uscita nelle sale del documentario di Ruggero Gabbai sulla vita di Liliana Segre - era stata condannata dal presidente del Memoriale, Roberto Jarach, che durante la posa delle pietre d’inciampo aveva lanciato un appello: “Speriamo che cessino queste esternazioni d’odio che colpiscono la senatrice Segre che non merita certamente questi attacchi e ieri l’hanno portata a rinunciare a venire a un’iniziativa al Memoriale perché non se la sentiva. Le parole sono pesanti”. Poco dopo, la precisazione da parte del Memoriale della Shoah: “Sicuramente gli insulti aggiungono una stanchezza, ma non sono determinanti. Quella di mercoledì era una presentazione privata, non un appuntamento pubblico. L’agenda della Senatrice è molto intensa, si è trattato di una stanchezza generalizzata”.

La conferma arriva dal figlio: “Una stanchezza che a 94 anni è fisiologica e la porta a ridurre gli impegni che aveva previsto. Lo aveva già deciso, confermando la sua partecipazione agli appuntamenti principali: sarà presente alla celebrazione della Giornata della Memoria il 28 gennaio al Quirinale e il 6 gennaio tornerà a Milano, al Memoriale, con la comunità di Sant’Egidio. Anche all’Università Statale, per la proiezione del film di Gabbai, era già previsto che non andasse perché sarà a Roma. È stanca, ma determinata ad andare avanti”, ribadisce Luciano Belli Paci, ricordando che intanto sul film “abbiamo avuto molti riscontri positivi e testimonianze di grande partecipazione. Centinaia di messaggi d’odio sono arrivati sì, ma da chi non ha visto il documentario e ha colto l’occasione a prescindere”.

“Purtroppo mia madre è abituata a tutto questo: ogni occasione è buona per scatenare gli odiatori e questo lo sa bene”, aveva ricordato anche il giorno prima, in un’intervista su Qn-Il Giorno, anticipando che contro i leoni da tastiera “le azioni da intraprendere ci sarebbero, eccome, perché tantissimi di questi commenti sono atroci. Ma i numeri sono diventati talmente alti che dovremmo presentare migliaia di querele”.

Mentre i messaggi di solidarietà alla senatrice continuano ad arrivare - e sono bipartisan - e si stanno valutando vie legali contro gli odiatori, si chiude con una richiesta di archiviazione la denuncia di diffamazione nei confronti di chef Rubio e di altre 16 persone, mentre per altri 12 hater si va verso la chiusura delle indagini: dovranno rispondere di minacce aggravate dall’odio razziale e diffamazione, sempre aggravata dall’odio razziale. I fatti risalgono al 2022. La procura di Milano aveva indagato anche il 31enne romano per diffamazione, ma secondo il titolare del fascicolo, il Pm Nicola Rossato, “dalla mera lettura dei post e commenti incriminati, emerge che i messaggi delle persone indagate siano espressione di critica politica all’operato della senatrice Liliana Segre per le posizioni dalla stessa assunte su vari temi”, dai vaccini alla guerra in Ucraina, fino alla questione palestinese. Intanto però gli agenti della Digos stanno effettuando accertamenti su una serie di commenti dello stesso livello comparsi sui social dopo l’uscita del documentario “Liliana“ e resta aperto un secondo filone di inchiesta - affidato al pm Alessandro Gobbis - in cui sono confluite altre denunce presentate dall’avvocato Vincenzo Saponara.