
Maxi-inchiesta Urbanistica a Milano: uno dei cantieri coinvolti. Numerose le famiglie rimaste senza casa
Milano, 28 agosto 2025 – Non “incertezze interpretative”, ma piuttosto una precisa “volontà politica” che almeno dal 2014, quando il sindaco di Milano era Giuliano Pisapia, ha attribuito alla Commissione per il Paesaggio del Comune competenze che non poteva avere, violando la legge e generando quelle distorsioni finite al centro della maxi-inchiesta sulla gestione dell’urbanistica milanese negli ultimi anni.
Considerazioni messe nero su bianco dal giurista e urbanista Alberto Roccella, consulente dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, in una relazione depositata al Riesame che va alle radici di quello “strapotere“ messo nelle mani di un organo consultivo, al centro di conflitti di interesse e pressioni dei costruttori.
Una Commissione di cui, tra gli altri, hanno fatto parte indagati come l’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni (tornato in libertà con divieto di dimora a Milano), e gli architetti Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, finiti ai domiciliari per corruzione e poi liberati dal Tribunale del Riesame.
Il parere del consulente
Per oltre 10 anni, quindi, secondo il consulente sarebbero state violate normative come il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” perché il Comune ha assegnato alla Commissione per il paesaggio, organismo centrale del presunto “sistema” ricostruito nell’indagine, “funzioni in materia urbanistica ed edilizia” e non solo di “tutela paesaggistica”, con una contaminazione fuorilegge.
C’è stata, scrive Roccella, dal 2014 in poi una “volontà politica” di occultare “sotto la nobile veste del paesaggio lo svolgimento delle funzioni di rilevantissimo impatto, anche economico”.
Nella relazione il consulente spiega che l’amministrazione con un “regolamento edilizio del 2014 ha fatto rivivere la commissione edilizia, rovesciando il rapporto esistente in passato con la commissione paesaggistica”, perché quest’ultima, poi sciolta ad aprile (sostituita temporaneamente da quella della Città metropolitana), ha svolto “in composizione unica” anche “funzioni di commissione edilizia”.
E ciò “rappresenta una indebita protrazione del sistema istituito” da una legge regionale del ‘97 “ormai abrogata, e soprattutto costituisce diretta e irrimediabile
violazione del principio fondamentale” stabilito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. In base a questa norma “gli enti destinatari della delega regionale”, il Comune in questo caso, “devono garantire la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative”. Una “violazione” che, secondo il consulente dei pm, “è sfuggita alla Regione”. E che “da parte del Comune di Milano non può certo considerarsi frutto di incertezze interpretative”.