MILANO – Dopo un incontro durato poco meno di due ore con il sindaco Giuseppe Sala a Palazzo Marino, hanno strappato un tavolo istituzionale con Comune, Prefettura e, probabilmente, Regione Lombardia. Le ‘famiglie sospese’ le stanno provando tutte – manifestazioni di piazza, incontri in Comune e in Procura – per farsi ascoltare e provare a trovare soluzioni ai loro enormi problemi: il Comitato “Famiglie sospese, vite in attesa“, costituito ufficialmente lo scorso febbraio, rappresenta una parte delle 4.500 famiglie – una stima del Comitato – che hanno acquistato case in immobili privati sequestrati o tramite progetti stoppati o congelati in varie zone di Milano a causa delle inchieste della Procura sui permessi edilizi rilasciati dal Comune. Si va dalle Park Towers a Crescenzago alle Residenze Lac davanti al Parco delle Cave.

Sì, parliamo dei progetti di ristrutturazione di piccoli edifici che si sono trasformati in grattacieli grazie a una semplice Scia (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) invece di un Permesso a costruire. Una pratica edilizia meneghina che dura da oltre dieci anni, si è consolidata nell’era delle Giunte Pisapia e Sala (dunque dal 2011 ad oggi), ma che da oltre un anno è finita nel mirino del Palazzo di Giustizia. Risultato: 150 progetti o cantieri bloccati e nuove pratiche edilizie in stallo.
Il tavolo istituzionale dovrebbe partire a settembre e cercherà di trovare una soluzione per fare ripartire i cantieri bloccati e concedere le autorizzazioni ai progetti che sono rimasti sospesi in un limbo amministrativo. Il nuovo tavolo si affiancherà alla task force che il Comune ha già messo in campo da mesi per cercare di dare i permessi conformi ai nuovi criteri dettati dalla Procura. Al momento, come anticipato all’inizio, è prevista la partecipazione di Prefettura, Comune e famiglie. “Anche la Regione ci ha dato la sua disponibilità di massima, spero che anche il Governo possa venirci incontro e partecipare a questo tavolo, soprattutto con la presenza del ministro Matteo Salvini”, spiega Filippo Borsellino, portavoce del Comitato, al termine dell’incontro con il primo cittadino nella sede del Comune.
Le “famiglie sospese“ si aspettano dei risultati concreti “già per settembre e ottobre”. In caso contrario ribadiscono che valuteranno di far partire un class action contro Comune e costruttori, ma al momento questa dell’iniziativa legale è solo un’ipotesi. “Dal 2015, secondo una stima, sono stati circa 50 mila gli alloggi realizzati a Milano con almeno una delle problematiche contestate dalla Procura, quindi la situazione è grave”, chiosa Borsellino. Quanto ai provvedimenti possibili, aggiunge il portavoce dei cittadini, “dipende da caso a caso” ma “per quello che riguarda i progetti contestati è stata presentata una Scia e questa Scia dovrà essere revocata, e presentata a un piano diverso con il giusto versamento degli oneri di urbanizzazione mancanti. Ci è stato detto che è stata istituita una task force che possa ricominciare e continuare il lavoro svolto”.
Dal sindaco Sala, invece, nessun commento al termine dell’incontro a Palazzo Marino. Al portavoce delle “famiglie sospese“, comunque, in Comune hanno riferito che gli arresti domiciliari per l’ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi non azzereranno il lavoro svolto fin qui dall’amministrazione per provare a risolvere la situazione. Una soluzione, però, ancora non c’è.