
Lo studio di Maurizio Rebuzzini (sinistra) al piano terra di via Zuretti 2/A a Milano
Milano, 19 settembre 2025 – È ancora giallo la morte di Maurizio Rebuzzini, il critico fotografico morto all’ospedale Fatebenefratelli ieri, giovedì 18 settembre, dopo essere stato rinvenuto esanime sul ballatoio del suo laboratorio in via Zuretti a Milano, dal figlio Filippo. In attesa dell’autopsia, gli agenti della squadra Mobile di Milano proseguono le indagini. La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario.
Le telecamere
I poliziotti di via Fatebenefratelli stanno acquisendo le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza installate nel condominio e nella zona circostante, nella speranza che qualche occhio elettronico abbia ripreso l’arrivo o la fuga di qualcuno. Nel cortile interno, su cui affacciano pure altri edifici confinanti, ci sono lavori in corso per il rifacimento delle facciate.
Accertamenti nel laboratorio
Inoltre, continuano gli accertamenti della Polizia scientifica nel laboratorio in via Zuretti, dove lavorava il 74enne (e dove è stato trovato esanime), per cercare di ricostruire se possa esserci stata una colluttazione con una persona sviluppatasi poi sul ballatoio.
Sentiti conoscenti e parenti
Proseguono anche le audizioni di conoscenti e altri parenti per capire se qualcuno avesse accumulato rancore nei confronti di Rebuzzini tanto da aggredirlo.
Il figlio Filippo
Il figlio del 74enne, Filippo, è già stato sentito nelle scorse ore. Al momento gli inquirenti non avrebbero necessità di ascoltarlo nuovamente, perché la sua versione è già agli atti. Il 44enne, che vive a poche centinaia di metri di distanza dal padre, ha raccontato di essere andato al laboratorio perché il silenzio del papà gli era parso subito strano: “Anche se stava scrivendo un articolo – ha detto –, se io gli chiedevo di prendere un caffè, mollava lì tutto e arrivava”. Così non è stato l’altra sera.
Filippo ha poi riferito agli investigatori della Squadra Mobile della Polizia di averlo t”rovato riverso a terra nella palazzina intorno alle 18.30” e ha anche provato a rianimare il genitore, con l’aiuto di un vicino, ma i tentativi si sono rivelati vani.
“Mio padre era una persona buona, gli volevano tutti bene, non era uno che litigava. Conoscendolo, è remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male”, ha detto sempre il 44enne, convinto che il decesso del padre sia stato provocato da un malore o da un incidente.
I tabulati telefonici
A Filippo Rebuzzini è stato sequestrato il cellulare per trovare riscontri alla ricostruzione che ha messo a verbale: in particolare, gli approfondimenti, incrociati con i dati che emergeranno dallo smartphone del padre, puntano a capire con precisione a che ora l’uomo abbia cercato di mettersi in contatto con il settantaquattrenne; verifiche che andranno avanti di pari passo con lo studio dei tabulati telefonici. Dal passato familiare, spunta un intervento delle forze dell’ordine molto datato nel tempo (parliamo del 2016) per una lite tra padre e figlio. Poi più nulla.
L’autopsia
Nel frattempo, si attende l'autopsia sul corpo del 74enne. L'esame sul corpo, disposto dall'aggiunta Bruna Albertini e dalla pm Maria Cristina Ria nell'ambito dell'inchiesta aperta per omicidio, servirà a chiarire le cause della morte, dopo che dai primi accertamenti medici sono emerse lesioni e segni compatibili con uno strangolamento.