Più squisitamente la bellezza malinconica del Lario, velata di azzurri-grigi e verdi cupi, si rivela in autunno. Pittoresco il lago. Forte il fascino delle sue ville, sintesi di paesaggio e architettura. E a Villa Carlotta, nel Comune di Tremezzina, si aggiunge da oggi all’8 dicembre una mostra che esalta la pittura: “Ritratto di famiglia - I Bisi, una dinastia di artisti nella Lombardia romantica tra Manzoni, Hayez e la principessa Belgiojoso“.
Una famiglia, quella dei Bisi, da riscoprire: "Attraverso cinque generazioni, si sono confrontati con la cultura figurativa italiana ed europea, dialogando da interlocutori diretti con i grandi del loro tempo", li presenta Sergio Rebora, curatore della mostra con Maria Cristina Brunati e Maria Angela Previtera, che Villa Carlotta dirige e le sue collezioni intende valorizzare. "Comprendono - spiega - Brunati - il grande dipinto di Giuseppe Bisi “Veduta di Villa Sommariva“, commissionato nel 1822 da Giovanni Battista Sommariva, storico proprietario della villa, da lui portata al sommo dello splendore". La impreziosì infatti con quei capolavori di Canova, Thorvaldsen, Hayez, che ne fanno tuttora un tempio dell’arte, meta di turisti estasiati (rinominato Villa Carlotta da quando la proprietà fu donata dalla principessa Marianna di Nassau alla figlia Carlotta).
Frequentazioni passate si trovano nel libro firme dei visitatori: in data 11 ottobre 1844 leggiamo il passaggio proprio della “Famiglia Bisi“, da queste parti in compagnia del pittore Eliseo Sala. E la varietà delle loro relazioni amicali è peraltro documentata dal dipinto di Fulvia Bisi del 1838: “Mattinata musicale in Casa Branca a Milano“, utilizzato come manifesto. Vi figurano Gaetano Donizetti al cembalo, Gioacchino Rossini che batte il tempo, Cirilla Cambiasi che canta e ancora Franz Liszt, Giuditta Pasta, Matilde Branca, Felice Romani, Carlo Coccia, il principe Giuseppe Poniatowski, i conti Belgiojoso.
Ma sono le “pericolose“ amicizie con personaggi compromessi politicamente, intrattenute dai Bisi sostenitori della causa risorgimentale, a commuovere: vedi, ritratti da Antonietta Bisi i bellissimi e giovanissimi Enrico Dandolo, Emilio Morosini e Luciano Manara, caduti nel 1849 durante la difesa della Repubblica Romana, ed Emilio Dandolo, in quell’impresa gravemente ferito. In rapporto con questi nostri artisti attivi a Milano, pure chi s’impegnò nella cosiddetta ‘rivoluzione dall’alto’, ovvero Massimo Taparelli d’Azeglio, dedito alla pittura prima di diventare marito di una figlia di Manzoni ed eminente figura politica. In mostra intriga una sua opera: "La morte di Zerbino", proveniente da Montecitorio, appesa di norma nell’attuale gabinetto di un membro del governo Meloni. E ci piace pensare che questo titolare di importante ministero tragga ispirazione dal personaggio dipinto nel ‘paesaggio istoriato’, un giovane principe dall’Ariosto assurto a modello di perfetto cavaliere.
Ma a stimolare curiosità e interesse possono essere tutti i 60 dipinti esposti (prestati da 9 musei pubblici e 12 collezionisti privati), riuniti nella dimora con pregiatissimo giardino. Meritevole di essere raggiunta nonostante il percorso stradale sempre trafficato (un’alternativa, per chi viene da Milano: in treno fino a Varenna, quindi in battello puntando all’imbarcadero di Villa Carlotta, pacificamente attraverso questo ramo del lago di Como).