
L’addio a Luca Sinigaglia, l’alpinista cinquantenne melzese I tentativi di recupero della salma si erano interrotti causa maltempo
Melzo (Milano) – Morì da eroe il 15 agosto, dopo aver soccorso una compagna di cordata in difficoltà. Un mese dopo è l’ora dell’addio a Luca Sinigaglia, l’alpinista cinquantenne melzese morto per edema cerebrale durante la discesa dal Pik Pobeda in Kirghizistan. Famiglia, comunità, istituzioni, amici, si sono dati appuntamento alle 11 di lunedì prossimo alla Chiesa di sant’Alessandro, davanti al parroco don Renato Fantoni. Niente corpo nè bara. Luca è rimasto lassù, nella grotta a quasi 7mila metri dove malore e morte lo hanno sorpreso. I tentativi di recupero della salma, in agosto, si erano interrotti dopo pochi giorni causa maltempo.
Ma ci sarà il ricordo di tutti coloro che gli volevano bene. In occasione della cerimonia il sindaco Antonio Fusè ha firmato il decreto per una giornata di lutto cittadino, "che ciascuno - dice - potrà onorare nel modo che reputerà più opportuno. L’importante è essere vicini a questa famiglia, colpita da una tremenda tragedia. E che probabilmente non potrà riavere le spoglie del proprio caro".
Il dramma risale all’estate. Luca Sinigaglia era già in discesa dal Pobeda quando, insieme a un compagno aveva deciso di risalire: una componente del gruppo, la 47enne russa Natalia Nagovitsyna, era rimasta bloccata a 7mila 200 metri con una gamba rotta. Nessun dubbio per Luca e per il compagno di discesa tedesco Gunter Siegmund. Avevano messo insieme fornello, tenda, un po’ di cibo ed erano tornati indietro: "Una decisione che non ci ha sorpreso - disse allora la sorella -: Luca non avrebbe mai lasciato indietro nessuno".
L’ultima notte in tenda dei tre quella fra il 14 e il 15 agosto. Poi l’ordine ai due uomini di scendere, mentre Natalia avrebbe dovuto attendere l’elicottero di soccorso. Un messaggio, l’ultimo: "Domani scendiamo. Tvb". Durante la discesa, l’alpinista melzese era stato stroncato dal malore fatale. Nei giorni successivi al dramma si sono incrociati gli sforzi e le pressioni su consolati, governi e ambasciate per riuscire a riportare a casa le salme. "Non è stato possibile, ed è tragico - così il sindaco - soprattutto per il padre, che ho incontrato più volte". La vicenda di Sinigaglia ha avuto un’eco nazionale. Per lui, presto, arriveranno i riconoscimenti. "A livello locale è già suo il Premio Città di Melzo, che conferiremo più avanti. Pensiamo anche all’intitolazione di una via, o di un parco. E mi auguro che una medaglia gli sarà attribuita anche da alte sedi".