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Aperti e pubblicati due testamenti segreti di Giorgio Armani (scritti di suo pugno): l’ultima inaspettata mossa del “Re” della moda

Due documenti olografi nascondono il destino di un impero da 12 miliardi. Tra marzo e aprile lo stilista ha scritto le sue ultime volontà. Ora il notaio Terrenghi di Milano custodisce i segreti della successione più attesa del mondo della moda

Lo stilista Giorgio Armani seduto su un divano della sua collezione, nel 2004

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Milano – La morte di Giorgio Armani il 4 settembre scorso ha svelato un particolare inedito che conferma la meticolosità maniacale del “Re della moda”: lo stilista aveva preparato due testamenti in forma segreta, scritti di suo pugno e custoditi in buste sigillate, di cui lui solo conosceva il contenuto. Il primo risale al 15 marzo 2025, il secondo al 5 aprile successivo. Entrambi sono stati depositati presso il notaio Elena Terrenghi, che ne ha curato la pubblicazione il 9 settembre, secondo quanto risulta all’Ansa dall’archivio notarile di Milano.

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Un doppio testamento che alimenta interrogativi sul destino di un patrimonio stimato tra gli 11 e i 13 miliardi di euro, comprensivo della Giorgio Armani Spa con i suoi 8.700 dipendenti e 623 negozi nel mondo, oltre a un portfolio immobiliare di prestigio che spazia dalla villa di Pantelleria alle residenze di Forte dei Marmi, Saint Moritz, Parigi e Saint Tropez.

La strategia successoria di Armani non lasciava nulla al caso. Senza figli, i principali beneficiari dovrebbero essere i familiari più stretti: la sorella Rosanna (86 anni), le nipoti Silvana (69) e Roberta (54), figlie del defunto fratello Sergio, e il nipote Andrea Camerana (55), figlio di Rosanna. Tutti già presenti nel consiglio di amministrazione dell’azienda.

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Ma il vero perno della successione resta Leo Dell’Orco, compagno e manager fidato, che guida il comitato di transizione insieme alla Fondazione Giorgio Armani, costituita una decina di anni fa proprio per orchestrare il passaggio di consegne. “I miei piani per il dopo consistono in un graduale passaggio delle responsabilità che ho sempre ricoperto alle persone più vicine a me”, aveva spiegato lo stesso Armani.

L’architettura societaria è complessa: la Fondazione Giorgio Armani detiene le azioni più “potenti”, mentre il restante 99,9% del patrimonio sarà redistribuito secondo le volontà testamentarie. Una struttura pensata per garantire continuità ed evitare frammentazioni pericolose per l’azienda.

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Il mistero dei due testamenti ravvicinati – a distanza di appena tre settimane – potrebbe nascondere modifiche dell’ultimo momento o precisazioni sui lasciti. L’apertura delle ultime volontà è attesa entro il 17 settembre, quando il notaio Terrenghi svelerà i contenuti che solo Armani conosceva fino a pochi giorni fa.

Negli ambienti del fashion si ipotizzano anche lasciti a collaboratori storici che hanno accompagnato la scalata dell’impero Armani, oltre a possibili donazioni a enti benefici e cause sociali. Perché Re Giorgio, anche nell’ultimo atto, ha voluto mantenere quel controllo totale che ha caratterizzato tutta la sua carriera.