
Filippo Magri ha cambiato vita, lasciando Milano per trasferirsi in terra sarda, circondato da paesaggi e animali
Milano – Convertirsi da pubblicitario a contadino è metamorfosi degna del racconto di Ovidio. Al protagonista Filippo Magri abbiamo comunque chiesto spiegazioni, incontrandolo in uno stazzu (insediamento rurale, dal latino statio). Propriamente in un’ex-stalla di cavalli convertita in linda dimora, nella Gallura sarda, Comune di Aglientu, dove ha trasferito la residenza dal 2008.
Fuggito da Milano perché deluso, o cercava l’Isola dei tesori?
“Amo Milano, dove ho venduto tutto, ma che mi ha dato molto. La sogno ancora di notte”.
Come?
“Notturna e deserta, dimensione ormai impossibile, mentre la percorro in bicicletta”.
L’ha vista di recente?
“La trovo sempre più bella. Anche CityLife non va demonizzata. Semmai, mi spaventa il traffico. E diventa sempre più città turistica, oltre che poco sicura: mi dicono che non cammini tranquillo, la sera”.
Dove abitava?
“Da ultimo in via Sardegna: un presagio? Ma mi muovevo soprattutto in una sorta di Museo di Architettura: tra la Velasca e l’edificio per residenze e uffici di Asnago e Vender, icone del Movimento moderno, e la rinascimentale Ca’ Granda, sede storica della Statale... Lavoravo da quelle parti”.
Finché?
“Smettendo di stare ‘in cucina’ a fare le campagne creative, per dovermi occupare dei clienti, cambiò la piacevolezza del lavoro”.
Il lavoro che arrivò a svolgere con ruoli di grande responsabilità, in un’importante agenzia pubblicitaria milanese, lo propiziò un mago sardo?
“Gavino Sanna, sì, con me è stato molto paterno. Il primo maestro: bisogna circondarsi di bellezza, mi ha insegnato, per produrla in un buon lay-out”.
Lo stazzu dove stiamo conversando è circondato da una bellezza panoramica esclusiva…
“In quel casolare poco lontano, vede, lassù, si erano rifugiati Liz Taylor e Richard Burton, mentre giravano “Boom!“ (o “La scogliera dei desideri“) ad Alghero negli anni Sessanta”.
Evidente che in quel posto si arrampicano le capre meglio dei fotografi...
“Il paesaggio di Aglientu, a 350 metri d’altitudine, e a pochi chilometri dal mare turchese della costa sarda nord orientale costellato dall’arcipelago della Maddalena, tra la maestà delle rocce, verdi vallate, litorali con dune ‘desertiche’, prospetta un paradiso naturale. Selvaggio, inviolato, raro. Una Sardegna diversa dalla Costa Smeralda”.
Il cemento sta infatti mettendo a rischio Porto Rotondo.
“Qui sotto, invece, la “legge salvacoste“ voluta da Soru ha proibito un’iniziativa del Club Méditerranée che avrebbe violentato lo scenario unico di Monti Russu, lunghe spiagge bianche, macchia mediterranea, granito rosa”.
Ecco le pietre preziose che lei, Magri, cercava?
“Accarezzavo il sogno di vivere in Sardegna da anni. L’amavo già da bambino, quando trascorrevo l’estate a Portobello, il parco residenziale di case basse, civilmente nascoste tra scogliere e ginepri di questo lembo di Gallura”.
Fondato nel 1962, il suo stesso anno di nascita. Chi vi ha conosciuto?
“Un giorno, a conversare con la mamma, costretta dalla sclerosi multipla su una chaise longue, trovo Mastroianni, elegantissimo in bianco, fortuitamente entrato in casa nostra, incuriosito dalle pareti originali. Ma a Portobello in quei decenni giravano anche Fabrizio De André, e l’amico Paolo Villaggio, Walter Chiari, Pietri, Antonioni...”.
Il cinema ha scelto, per l’ultimo remake de “La Sirenetta“, la spiaggia di Rena Majore di Aglientu come location per il salvataggio del principe Eric ad opera di Ariel. E forse anche Magri è un principe in incognito. Confessi...
“Certamente la Sardegna mi ha salvato. È un matrimonio che si fa con questa terra. Dove ho trovato armonia e luce (ne ho bisogno per ragioni di salute). Fuggendo anche all’inquinamento mediatico della città”.
Sufficiente un apparecchio radio?
“Assolutamente sì... La mia tv è questa vetrata (pulitissima ndr), attraverso cui per ore mi fermo a percepire prospettive”.
Per svegliarsi?
“Il canto del gallo”.
Sono gli animali la sua famiglia?
“Sono la mula Mulàn, un’asinella ora in dolce attesa, cani, gatti, cavalli che cercano riparo solo da sole e mosche, e lascio liberi davanti a casa...”.
Dalla sua fattoria è germogliata l’espressione “magriturismo”. Le attività ricreative che Magri offre agli ospiti comprendono escursioni nel territorio. Ma sostiamo ad Aglientu, poco più di un migliaio di abitanti. Quale futuro? “
Prolungare la stagione è intanto l’obiettivo degli aglientesi”.
Che all’ex-milanese pubblicitario hanno chiesto uno spot?
“Per esempio: “Aglien(tu) e vieni a stare un po’ con te“. Ma con il sindaco si sta configurando soprattutto un progetto-concorso che coinvolge il Politecnico di Milano: ridisegnare il centro del paese, con laboratori e servizi, nella contemporaneità di un’architettura in pietra legno, vetro, rispettosa della tradizione”.