Due anni fa il disastro del Mottarone. Il parenti delle vittime: “Il dolore non passa mai”

Chiusa l’indagine, si attende il processo: "I responsabili devono pagare". Domani a Stresa e in vetta il ricordo delle quattordici vite spezzate

Il ceppo in ricordo delle vittime

Il ceppo in ricordo delle vittime

Milano – Per Luca Nania, lo zio di Alessandro Merlo, il varesino di 29 anni morto con la fidanzata Silvia Malnati durante una tranquilla gita domenicale sul lago Maggiore, la data del 23 maggio "riapre una ferita, fa tornare a galla i ricordi ancora freschi di quei giorni del 2021". Le ultime parole scambiate con il nipote, lo choc dopo la comunicazione del decesso, il dolore condiviso con i parenti delle altre 13 vittime del disastro del Mottarone, un monte che per chi vive nelle province al confine fra Lombardia e Piemonte è da sempre una tipica meta per passeggiate di primavera. Nome che ora è legato a una tragedia, causata da carenze nella manutenzione della funivia e inosservanza di basilari misure di sicurezza.

"L’iter giudiziario sta andando avanti – prosegue Nania – e a mio avviso la Procura sta lavorando bene, ha chiuso le indagini in tempi ragionevoli, considerando la complessità degli accertamenti. Speriamo che si apra presto il processo, perché chi è responsabile di quello che è successo deve pagare. Il nostro desiderio è solo quello di avere giustizia. Intanto viviamo come in un limbo, in casa cerchiamo di parlarne il meno possibile perché è troppo doloroso". In passato alcuni familiari avevano cercato anche di allacciare contatti per creare un comitato, che potrebbe vedere la luce prossimamente. Martedì, intanto, si raduneranno a Stresa per la commemorazione.

La messa, nella chiesetta della Madonna della Neve, sulla vetta del Mottarone, verrà celebrata dal parroco del paese, don Gianluca Villa. Vito Gasparro, che nell’incidente ha perso il fratello Angelo Vito e la cognata, arriverà dalla Puglia con i parenti per la commemorazione del secondo anniversario. "Abbiamo fiducia nella giustizia – spiega – non ho molto altro da aggiungere. Mi sembra che finora siano emerse gravi responsabilità, attendiamo gli sviluppi e l’apertura del processo". Angelo Vito Gasparro e la moglie, Roberta Pistolato, si erano trasferiti al Nord per lavoro. Lui aveva ottenuto un impiego al Centro unico prenotazioni dell’Asst di Melegnano, lei si era da poco guadagnata la qualifica di medico di base. Vite interrotte, spazzate via a mezzogiorno del 23 maggio di due anni fa, quando la cabina numero 3 è precipitata con i passeggeri a bordo e lo schianto ha distrutto intere famiglie.

Quattordici morti, tra cui due bambini: Serena Cosentino, 27 anni di origini calabresi e una borsa di studio al Cnr, il fidanzato di origine iraniana Mohammed Reza Shahisavandi, 30 anni; Roberta Pistolato (festeggiava i suoi 40 anni) e il marito Angelo Vito Gasparro; i fidanzati varesini Silvia Malnati, 26 anni, e Alessandro Merlo, 29; Vittorio Zorloni, la moglie Elisabetta Personini e il figlio Mattia, di soli 5 anni, anche loro del Varesotto. Fra le vittime Amit Biran, 30 anni, che si era trasferito a Pavia per studiare Medicina, la moglie Tal Peleg, di 27, e il figlio Tom di 2 anni. Morti anche i bisnonni Itshak Cohen, 82 anni, e la moglie Barbara Cohen Konisky, 70 anni, arrivati in visita da Israele. L’unico sopravvissuto è l’altro figlio della coppia, Eitan, di 7 anni, poi finito al centro di una contesa familiare. Resta il dolore dei parenti, e una rabbia cresciuta di pari passo con gli sviluppi delle indagini che hanno fatto emergere una lunga catena di "inadempienze, negligenze e superficialità". E il "risparmio" di denaro, per aumentare i guadagni, che secondo le accuse formulate dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi e dalla pm Laura Carrera è alle radici dell’operato delle due società indagate (Ferrovie del Mottarone e Leitner Spa) e dei loro rappresentanti.

Rischiano il processo, oltre alle due società, l’imprenditore Luigi Nerini, il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, il capo servizio Gabriele Tadini, i dirigenti Leitner Anton Seeber, Martin Leitner e Peter Rabanser. Ed è in corso anche un’altra delicata partita, quella dei risarcimenti. La compagnia che assicura la società Funivie del Mottarone, Reale Mutua, ha messo complessivamente a disposizione 8,5 milioni, da dividere fra le parti offese. Da parte di Leitner, colosso che si occupava della manutenzione, ancora nessuna mossa. "Finora Reale Mutua ha versato solo un acconto – spiega l’avvocato Laura Bastia, uno dei legali dei parenti delle vittime – mentre Leitner non ci ha mai contattati, anche se dalle indagini sembra emergere un pieno coinvolgimento della società".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro