
Daniele Scardina non si è mai arreso, né sul ring né nella vita anche dopo l'emorragia cerebrale che l'ha colpito due anni fa
Rozzano (Milano), 8 agosto 2025 – Quella che in ingegneria è la capacità di un metallo di resistere alla deformazione, nell’uomo si traduce nella reazione agli ostacoli. È la resilienza che Daniele Scardina ha saputo dimostrare nei momenti più difficili. Nel marzo 2023, infatti, il campione di boxe rozzanese è stato a un passo dalla morte a causa di un’emorragia cerebrale. Ma ’King Toretto’ ha vinto il suo match più importante, riabbracciando così la vita: “Per i medici non sarei dovuto sopravvivere, anzi è già un miracolo se sono ancora vivo. Ma io sono felice di essere qui ed è tutto merito di Dio: lui ha sempre un disegno per tutto”, esordisce il 33enne, ex pugile professionista, vincitore dei titoli IBF e WBO, noto anche per essere stato, tra il 2019 e il 2020, fidanzato con Diletta Leotta.

Scardina, Dio l’ha salvata?
“Sì, è soprattutto merito suo: in ogni nostra azione c’è sempre la sua mano. Quando ti affidi a Dio, anche ciò che sembra finito può rinascere. Detto questo, non finirò mai di ringraziare i medici che mi hanno operato e assistito”.
Come si sente oggi?
“Molto meglio, grazie (sorride, ndr). Ogni giorno va sempre meglio: da poco sono riuscito a muovere i primi passi grazie all’aiuto di tutori, stampelle e girelli. Procedo piano per la mia strada, senza stress, e con Dio al mio fianco”.
Com’è la sua routine quotidiana?
“Mi sveglio, prego, faccio colazione e poi inizio l’allenamento-riabilitazione. Dopo pranzo riposo e riprendo con un’altra sessione di allenamento-riabilitazione”.

Il 21 gennaio è uscito il suo libro ’King Toretto. La mia storia di vittorie e ko dentro e fuori dal ring’. Com’è stato accolto?
“Molto bene: tante persone mi hanno scritto dicendo che la mia storia le ha ispirate con un messaggio positivo. Il libro è autobiografico, racconta le mie vicissitudini: è una storia di riscatto sociale. Sono partito dal nulla, da Rozzano, e andando negli Stati Uniti mi sono fatto da solo fino a conquistare cinture internazionali nella boxe. Poi sono ‘caduto’ con questo incidente di salute, ma mi sono rialzato con una ‘nuova’ rinascita. Ormai ho la licenza da scrittore (ride, ndr) e magari, un domani, scriverò un altro libro”.
Rimpiange alcune scelte, come il passaggio al pugilato professionistico?
“Non rimpiango nulla del mio passato: rifarei al 100% tutto quello che ho fatto, senza ripensamenti”.

La Nobile Arte è uno sport pericoloso?
“Oggi, purtroppo, penso di sì. Con le botte che si prendono alla testa e in altre parti del corpo, bisogna stare molto attenti”.
Segue ancora i match di boxe?
“In Italia non guardo nessun match; ho visto invece in televisione alcuni incontri americani”.
Vacanze?
“La prossima settimana andrò per due settimane in Salento con mia madre e mio fratello”.
Progetti futuri?
“Quando tornerò dalle vacanze, a settembre, aprirò la mia palestra per la riabilitazione fisica. È un progetto di riscatto sociale per le persone bisognose: ci sarà una parte dedicata al lavoro a secco in palestra e una piccola piscina. È un progetto in cui credo molto, dove ci saranno specialisti, ma anche io e i miei amici: sarà come entrare in una grande famiglia”.
Come si chiamerà questa realtà?
“Scardina Team: avrà lo stesso nome e logo di quando combattevo sul ring”.
Il Comune di Rozzano la sta aiutando?
“Sì, con il sindaco Mattia Ferretti c’è una buona sintonia. Lo ringrazio per la vicinanza e il sostegno alla mia iniziativa”.

E il montascale, alla fine, è arrivato?
“Quando sono tornato a casa, il 20 dicembre 2023, non c’era e lo abbiamo richiesto. Per fortuna, dopo un anno e mezzo, il Comune è riuscito a risolvere il problema. Prima dovevo arrangiarmi solo con l’aiuto di mia madre e di mio fratello: erano loro che mi portavano giù o su con la carrozzina per superare quei sette gradini del piano”.
Lei si ritiene di destra o di sinistra?
“Non ho nessuno schieramento politico; per me l’importante è fare il bene delle persone”.
Secondo l’Istat, tra il 2011 e il 2023, 550mila giovani hanno lasciato il Paese. È il fallimento della politica o un fenomeno naturale?
“Io non lo vedo come un fallimento: penso che sia giusto che i giovani facciano esperienza per inseguire i propri sogni, anche a costo di andare all’estero. Io sono stato a New York e poi a Miami per imparare dai migliori e diventare un pugile professionista”.
Sui social, soprattutto su Instagram, ha un grande seguito: dopo l’incidente, le sono stati tutti vicini?
“Sì, i miei amici mi sono rimasti sempre vicini e, soprattutto, il rapper Sfera Ebbasta. Siamo quasi fratelli, ormai”.
A fine maggio l’Inter ha perso la finale di Champions League: si è ripreso da questo ko?
“Sì, purtroppo ho visto la partita in televisione ed è andata male. Comunque, nel bene o nel male, tifo sempre Inter. Ultimamente non sono andato a San Siro, ma ci vorrei tornare appena riprende il campionato, con i miei nipotini: sono già interisti sfegatati e non vediamo l’ora di andare tutti insieme”.