
A sinistra Luca Lucci capo della Curva Sud milanista A destra Andrea Beretta della Nord dell’Inter Entrambi sono stati condannati a 10 anni di carcere
Milano – Dieci anni per Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista e oggi collaboratore di giustizia, accusato di avere ucciso Antonio Bellocco, nel direttivo ultrà nerazzurro, rampollo del clan di ‘ndrangheta, accusato anche di associazione a delinquere con aggravante mafiosa. Dieci anni di carcere anche per Luca Lucci, capo della Curva Sud milanista imputato come mandante del tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli e di associazione per delinquere.
Sono le più pesanti condanne pronunciate dalla gup Rossana Mongiardo nel processo in abbreviato (con sconto di un terzo della pena) sulle curve di San Siro. La giudice, nell’aula bunker di San Vittore, ha letto la sentenza a porte chiuse. Oltre alle condanne di Beretta e Lucci, la gup Mongiardo ha anche condannato sempre a 10 anni di reclusione il vice di Lucci nella Curva Sud, Daniele Cataldo, ritenuto anche l’esecutore materiale del tentato omicidio del 2019 dell’ultrà milanista Enzo Anghinelli.
A 8 anni, invece, sempre come chiesto dal pm della Dda Paolo Storari, è stato condannato Marco Ferdico, anche lui tra i leader del direttivo della Nord prima degli arresti dello scorso settembre. La giudice ha riconosciuto tutte le imputazioni contestate dalla Dda milanese, comprese le associazioni per delinquere, una anche con l’aggravante mafiosa (Beretta). Non ha riconosciuto solo la contestazione di estorsione. Ai familiari di Antonio Bellocco, ‘ndranghetista e nel direttivo della Curva Nord e ucciso da Beretta a settembre, la gup ha riconosciuto una provvisionale da 520mila euro di risarcimento. Disposto un risarcimento da parte dei vari condannati in solido anche per Milan e Inter e alla Lega Calcio di Serie A.
Con la sentenza la giudice ha inflitto pene per un totale di circa 90 anni di carcere. Tra gli ultrà della Sud rossonera sono stati condannati anche Alessandro Sticco, a 5 anni, Fabiano Capuzzo, a 4 anni e 4 mesi, Islam Hagag, a 3 anni e 4 mesi, così come Luciano Romano. Tra gli ultrà della Nord sono stati condannati anche Renato Bosetti, a 4 anni, Giuseppe Caminiti, a 5 anni e legato, stando alle indagini, alla ‘ndrangheta, Gianfranco Ferdico, padre di Marco, a 4 anni e 8 mesi, Christian Ferrario, a 6 anni, “custode” dell’arsenale di armi di Beretta e della curva.
E ancora 5 anni per Francesco Intagliata, 4 anni per Mauro Nepi, 4 anni e 8 mesi per Matteo Norrito e 2 anni, pena sospesa, per Debora Turiello, l’unica donna imputata che, per l’accusa, avrebbe gestito la cassa della Nord e il capitolo dei biglietti. Una provvisionale di risarcimento è stata riconosciuta anche all’ultrà Anghinelli, vittima del tentato omicidio. Infine, tre i patteggiamenti ratificati dalla gup in altri filoni, tra cui anche quello dell’imprenditore Gherardo Zaccagni, che gestiva i parcheggi fuori dallo stadio di San Siro e accusato, tra l’altro, di un’ipotesi di corruzione tra privati con il consigliere regionale e comunale milanese Manfredi Palmeri, che ha scelto il processo immediato, in corso in un altro filone. Tra due giorni arriverà anche la sentenza in Tribunale, davanti alla sesta penale, per altri tre ultrà milanisti sempre arrestati a settembre.