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Omicidio di Vittorio Boiocchi, Marco Ferdico confessa. Il ruolo dell’ex portavoce della Curva Nord ora in carcere

Andrea Beretta, mandante dell’esecuzione del vecchio capo ultrà, ha raccontato di aver pagato 50mila euro i Ferdico (figlio e padre) per fare uccidere il rivale in affari. Anche l’esecutore materiale Simoncini ha ammesso le sue responsabilità

Daniel D'Alessandro, detto Bellebuono, Vittorio Boiocchi, l'ex capo ultrà ucciso a colpi di pistola, e Marco Ferdico, ex portavoce della Curva Nord finito in carcere

Daniel D'Alessandro, detto Bellebuono, Vittorio Boiocchi, l'ex capo ultrà ucciso a colpi di pistola, e Marco Ferdico, ex portavoce della Curva Nord finito in carcere

Milano - Oltre alla confessione di Pietro Andrea Simoncini, ce n’è un’altra dal peso specifico ancora maggiore. Marco Ferdico, uno degli ex capi del direttivo della Curva Nord interista, già in carcere da fine settembre, insieme al padre, nella maxi inchiesta milanese sulle curve di San Siro, ha confessato il suo ruolo e le sue responsabilità nell'omicidio dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre del 2022 sotto casa a Milano.

A sinistra, il luogo dell'omicidio di Vittorio Boiocchi (nella foto a destra)
A sinistra, il luogo dell'omicidio di Vittorio Boiocchi (nella foto a destra)

Le ammissioni 

Ammissioni, quelle di Ferdico, che, da quanto si è saputo, sono arrivate nei giorni scorsi, sempre davanti al pm della Dda milanese Paolo Storari nelle indagini della Squadra mobile della Polizia, e prima della confessione di ieri di Pietro Andrea Simoncini, uno dei due presunti esecutori materiali del delitto di quasi tre anni fa.

Marco Ferdico, ex portavoce degli ultras nerazzurri, era nel direttivo della Nord assieme ad Andrea Beretta, ora collaboratore di giustizia, e ad Antonio Bellocco, rampollo della famiglia di 'ndrangheta, ucciso il 4 settembre scorso da Beretta. 

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Marco Ferdico, ex portavoce della Curva Nord interista, ora in carcere insieme al padre Gianfranco

Le parole del Berro

"Per quanto riguarda l'omicidio Boiocchi, non c'entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione ...". Era iniziata così, in uno dei verbali dello scorso novembre, la ricostruzione di Beretta dell'omicidio Boiocchi, che era rimasto irrisolto. Un omicidio con "modalità mafiose", tanto che è stata contestata l'aggravante, e inserito nel contesto di una "guerra" sulla gestione degli affari legati al mondo delle curve. A Beretta, successore di Boiocchi, pesava il ruolo che quest'ultimo voleva mantenere, una volta tornato libero dopo una lunga carcerazione. 

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Da sinistra: Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico

Il prezzo dell’omicidio

Beretta ha confessato di essere stato "il mandante", mentre l'esecuzione "sarebbe stata demandata" da lui, al prezzo di 50mila euro, a Marco Ferdico e al padre Gianfranco. Cinquantamila euro "per eliminare quello che era stato fino a quel momento il leader della Nord, per prendere il suo posto e dividere i profitti".

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I ruoli

Sarebbe stato un altro ultrà interista Mauro Nepi (indagato ma non arrestato), anche lui già finito in carcere nel maxi blitz sulle curve, a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico. E questi ultimi per il "progetto" si sarebbero rivolti, come veri esecutori materiali, a Daniel D'Alessandro detto Bellebuono (riconosciuto poi anche da un tatuaggio sotto l'occhio a forma di lacrima, "simbolo" dell'omicidio commesso) e Simoncini, già coinvolto in una faida di 'ndrangheta e salito a Milano appositamente.

Cristian Ferrario, altro ultrà interista, invece, si sarebbe intestato la moto usata per l'agguato. Dopo le due confessioni degli ultimi giorni davanti ai pm, la strada sembra ormai spianata anche per quelle degli altri tre arrestati. Una mossa con cui le difese cercano anche di evitare condanne all'ergastolo in Corte d'Assisi.