Dal pandoro alla bambola Trudi, ora spunta anche una legge (anti) Ferragni sulla beneficenza. Tutti i guai di Chiara

Follower che l’abbandonano, sponsor che rompono i contratti, inchieste o presunte tali della magistratura, scende in campo anche la politica. Le precisazioni di Tbs crew Srl

Dal pandoro alla bambola, passando per le uova: tutti i guai, o presunti tali, di Chiara Ferragni

Dal pandoro alla bambola, passando per le uova: tutti i guai, o presunti tali, di Chiara Ferragni

Milano, 6 gennaio 2024 - Dopo i  follower e gli sponsor che se ne vanno, il pandoro, le uova ora anche le bambole e la musica.Tempi grami per Chiara Ferragni.

Secondo il quotidiano la Verità una nuova indagine potrebbe essere aperta su Trudi la bambola alta 34 centimetri creata dalla influencer in edizione limitata in occasione del matrimonio con il cantante Fedez e venduta su “The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un'organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore". Alla magistratura, sempre secondo la Verità, potrebbe interessare anche il cachet di Sanremo 2023 pari a centomila euro e annunciato come devoluto alla Di.Re. (Donne in Rete contro la violenza). Insomma occhi puntati ormai su tutta o quasi l’attività benefica di Chiara Ferragni.

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La precisazione di TBS crew Srl

Sul caso Trudi però è subito intervenuta con una nota Tbs crew Srl, la società controllata dall’imprenditrice: “In merito a quanto riportato in data odierna da alcuni organi di informazione relativamente alla bambola Ferragni, TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni, precisa che i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019. Il tutto è avvenuto, quindi, totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl. TBS crew Srl, infine, specifica altresì che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato - come dichiarato nei materiali di comunicazione - esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi.

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Legge (anti) Ferragni

Intanto sarebbe allo studio una legge che normi la beneficenza e le campagne a essa collegata e soprattutto impedire a monte pratiche commerciali scorrette e campagne di marketing allusive per promuovere cause che di benefico, a conti fatti, rischiano di avere ben poco. Una idea già battezzata “legge Ferragni” o “anti Ferragni”  e fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni che nei giorni scorsi aveva sottolineato come ci sia “una questione di trasparenza sulla beneficenza su cui forse bisogna lavorare". Si vorrebbe mettere a punto, ha spiegato Il Messaggero "una legge che in sostanza imponga a chi dichiara di fare beneficenza (in primo luogo ad aziende e società, che in virtù della causa benefica sposata potrebbero veder aumentare le proprie vendite) di rendere note quelle cifre. E di farlo scendendo nel dettaglio". Come? “Specificando se la somma da devolvere è già stata arbitrariamente fissata (e magari già elargita) oppure se essa dipenda in qualche misura dall'andamento delle vendite. E, in quest'ultimo caso, quale percentuale dei guadagni verrà destinata alla causain questione".

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Codacons entusiasta

L’idea è stata subito accolta dal Codacons, padre del “pandoro-gate” che “approva con favore la legge “anti-Ferragni” allo studio del governo per fissare limiti e paletti alle iniziative di beneficenza, garantire trasparenza ai cittadini che donano i propri soldi e separare in modo efficace la solidarietà da attività commerciali a scopo di lucro". "Affinché però le disposizioni siano davvero efficaci, occorre bloccare del tutto le iniziative pubbliche di beneficenza degli influencer avviate e promosse attraverso i social network perché queste, in modo diretto o indiretto, portano a tali soggetti e ai marchi a loro legati indubbi vantaggi economici incompatibili con le finalità della solidarietà e con i fini delle norme allo studio del governo - spiega il Codacons - Influencer come Chiara Ferragni e Fedez ottengono evidenti vantaggi economici indiretti lanciando campagne solidali che attirano milioni di visualizzazioni e interazioni sui loro canali social, a tutto vantaggio delle aziende e dei marchi da loro sponsorizzati sugli stessi canali". Per l’associazione così la “solidarietà si trasforma inevitabilmente in attività commerciale, e per tale motivo serve una stretta efficace sulle iniziative di tutti gli influencer italiani Proprio sull'enorme business realizzato dagli influencer, soldi non sempre dichiarati al fisco, abbiamo presentato nei mesi scorsi un dettagliato esposto alla Guardia di finanza, e attendiamo fiduciosi gli accertamenti e le sanzioni che a loro competono”.