SANDRO PUGLIESE
Cronaca

Armani e lo sport: l’Olimpia salvata e portata ai vertici in Europa, le divise olimpiche dell’Italia, il rapporto con il Napoli

Prima sponsor – salvandola dal fallimento – poi proprietario, Re Giorgio ha legato il suo nome indissolubilmente al club più titolato nella storia del basket italiano

Giorgio Armani con uno dei sei scudetti conquistati da proprietario dell’Olimpia

Giorgio Armani con uno dei sei scudetti conquistati da proprietario dell’Olimpia

Milano, 5 settembre 2025 – Il rapporto tra Giorgio Armani e lo sport si è sviluppato moltissimo nella seconda parte della sua vita, facendolo spesso diventare un binomio importante, soprattutto nel basket, ma non solo. Ovviamente l’Olimpia Milano è stato il suo legame più forte, letteralmente salvata dal fallimento: prima con una sponsorizzazione cospicua, poi da proprietario negli ultimi 17 anni. Una simbiosi talmente consolidata che quando si dice Armani il riferimento all’Olimpia nel mondo cestistico è immediato a tutte le latitudini. Fu Adriano Galliani il primo tramite di questo incontro nel 2004: “La società stava fallendo, lo chiamai come sponsor, poi divenne anche proprietario: se non avessi fatto quella telefonata e se non fosse intervenuto Giorgio Armani, il titolo sportivo sarebbe finito probabilmente alla Virtus Bologna, che non era più in Serie A. Noi milanesi dovremo essere eternamente grati ad Armani”.

Poi venne il 2008 quando fece ancora di più, diventando il proprietario. Un’acquisizione da 4 milioni di euro, ma da quell’anno in avanti gli investimenti sono stati sempre più importanti superando nelle ultime stagioni anche i 20 milioni. Totale: 226 milioni tra versamenti in cassa e sponsorizzazioni.

Armani ha sempre voluto che la squadra si chiamasse con il suo nome, legandola ai vari marchi: Armani Jeans, EA7 Emporio Armani, Armani Exchange e ancora EA7. “Non mi sono mai pentito – confidò –, neanche quando si perdeva all’inizio. Vincere poi è stata sempre un’emozione fortissima. L’ho presa per amore dello sport al quale erano legati mio fratello e mia sorella. Volevo dare alla città un progetto consono alla storia di questo club”. Sei scudetti, quattro Coppe Italia e cinque Supercoppe italiane il bilancio, a cui aggiungere lo stabile ritorno al vertice del basket continentale. Una presenza costante a bordo campo, sempre discreta. Senza mai eccedere con un aplomb impeccabile, ma con la forza di saper dare sempre un cenno di affetto ai suoi giocatori. Non solo dopo le vittorie, ma anche dopo le sconfitte. Basket di alto livello, ma anche dono per coinvolgere la cittadinanza: Re Giorgio ha voluto che il programma di responsabilità sociale dell’Olimpia (più volte premiato a livello europeo) si chiamasse con il suo nome, Armani Junior Program.

Approfondisci:

Dan Peterson: “Giorgio Armani è stato il Leonardo da Vinci dei nostri tempi (e un gentleman)”

Dan Peterson: “Giorgio Armani è stato il Leonardo da Vinci dei nostri tempi (e un gentleman)”

Una mano tesa negli anni pure al basket femminile: prima con la sponsorizzazione delle giovanili del Geas Sesto San Giovanni, club di una giovanissima Cecilia Zandalasini; poi con la realtà del Sanga Milano, con una partnership e il design delle divise con il marchio EA7. E anche la riqualificazione di tanti campetti nelle periferie per permettere ai ragazzi di giocare liberamente.

Lo sport in generale gli era entrato nel cuore, tanto da paragonarlo alla moda: “Hanno molto in comune: nella moda unire eleganza e performance è il futuro”. Così dal 2012 in avanti ha vestito tutte le nazionali alle Olimpiadi; e così farà il suo marchio anche per i Giochi Milano-Cortina in arrivo nel 2026 di Milano-Cortina. Così raccontava: “Collaborare con il team olimpico e paralimpico è significativo per me: combina le mie passioni, la moda e lo sport. Trovo sempre stimolante fondere eleganza dello stile e praticità d’uso e trasmettere un forte senso di appartenga, per me è un vero orgoglio”. 

Negli ultimi anni era diventato forte il rapporto anche con il calcio: dalle Nazionali al legame con il Napoli, coinciso con il ritorno sul trono d’Italia per due volte negli ultimi tre anni dei partenopei. Un’icona di stile che non tramonterà mai, neanche nel mondo dello sport.