
Non poteva essere che Giorgio Armani a portare a Milano l’avamposto italiano di Nobu, la catena fondata nel 1994...
Non poteva essere che Giorgio Armani a portare a Milano l’avamposto italiano di Nobu, la catena fondata nel 1994 dal guru della cucina giapponese Nobu Matsuhisa, tra i soci Robert De Niro: era il Duemila, venticinque anni fa, quando il sushi da noi era ancora una passione esotica estranea alla dimensione dell’all you can eat. Perché Armani la sua visione del mondo – classe, stile e sobrietà – l’ha imposta in campi anche diversi dalla moda. Quello della ristorazione, per esempio. I locali con il marchio della maison simbolo del Made in Italy sono 26, disseminati per tutto il mondo. Ristoranti e caffè griffati Armani in quattro continenti. Fra menu ricercati e ambienti improntati a un gusto minimal, portano in ogni loro dettaglio quella che la cifra caratteristica dello stilista più famoso del mondo.
L’avventura prende il via alla fine del secolo scorso, nel 1998, quando viene inaugurato il ristorante di Parigi. È l’inizio di una campagna che ha portato le insegne di Armani fino a Pechino, dove un Armani Caffè ha aperto all’inizio di quest’anno, all’interno del China World Shopping Mall. Il locale è legato a una boutique, il menù ha un’impronta decisamente italiana, con qualche sfumatura internazionale per venire incontro ai gusti della clientela cinese, oltre che dei turisti. Arredi e decorazioni, invece, sono ispirati alla cultura e alle tradizioni del luogo.
Enrico Camanzi