SANDRO PUGLIESE
Cronaca

Dan Peterson: “Giorgio Armani è stato il Leonardo da Vinci dei nostri tempi (e un gentleman)”

Lo storico allenatore dell’Olimpia Milano ricorda il proprietario che ha salvato il club: “Dopo la prima partita mi portarono subito in sartoria per un vestito su misura. Rimaneva sempre fino alla fine delle gare. Voleva dire: ‘Ragazzi non preoccupatevi, io ci sono sempre’”

Giorgio Armani con Dan Peterson in occasione degli 80 anni del coach

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Milano, 4 settembre 2025 –  “Il mondo del basket piange Giorgio Armani, l’universo Olimpia Milano si stringe intorno alla famiglia per ricordare il suo proprietario che con il suo intervento prima da sponsor nel 2004 e poi con l’acquisizione dell’intero pacchetto azionario nel 2008 l’ha letteralmente salvata dalla chiusura all’inizio del millennio.

Un gesto di affetto nei confronti di uno dei patrimoni sportivi della città di Milano ritornato a brillare proprio sotto la gestione sua e del suo gruppo (6 scudetti). Un patron discreto, ma attento, che ha sempre trasferito nel mondo dello sport quella classe che lo ha caratterizzato anche nelle sue attività principali.

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Lo ricorda con emozione Dan Peterson, monumento della storia biancorossa, che proprio da Armani fu chiamato a guidare la squadra per qualche mese poco dopo il Capodanno del 2011, già 75enne, tornando sulla panchina sulla quale vinse tutto negli anni ‘80. Pochi mesi, ma davvero intensi.

Che ricordo ha di quella esperienza?

"Una parentesi bellissima per la quale ringrazierò sempre il signor Armani, fu come ritrovare la strada di casa”.

Come definirebbe Giorgio Armani dopo averlo conosciuto?

"Per me è stato come il Leonardo da Vinci di questi tempi, l’italiano certamente più famoso nel mondo, ma non solo nella moda, ma proprio in generale. Un genio del business, lo dimostra come tante case di moda si sono avviate verso la chiusura o la cessione in questi anni, mentre il gruppo Armani è sempre andato in crescita. Con grande saggezza ha saputo gestire tutto, nelle sue azienda, come anche nello sport. Il mondo ha perso un gigante”.

Lei ha portato l’Olimpia sul tetto d’Europa negli anni ‘80, Armani l’ha riportata ai fasti di un tempo.

“Sappiamo tutti cosa ha fatto per il basket in questi anni, forse solo lui davvero poteva riuscire a gestire un progetto ampio come è diventato quello dell’Olimpia. Non solo risultati importanti sul campo, ma ha voluto rendere l’Olimpia un progetto per tutta la città coinvolgendo i ragazzi e i cittadini a tutti i livelli”.

Ha detto non solo basket, ma un contributo importante per tutto lo sport.

"Certo, ha vestito le squadre azzurre alle Olimpiadi per tanti anni, dal 2012 in avanti ha disegnato le divise per le squadre olimpiche e paralimpiche e anche le prossime Olimpiadi del 2026 avranno le divise Armani. Ha fatto sempre con grande dedizione e cura ad ogni dettaglio. Divise che spesso erano invidiate. Chi altro aveva divise studiate da un genio della moda come lui?”.

Dal punto di vista umano che tipo di impressione le ha lasciato?

"Un vero signore, è stato come conoscere una persona normale, ma della quale sappiamo che di normale aveva ben poco. Invece non si dava arie, non aveva alcuna pretesa. Un gentleman”.

C’è qualche episodio particolare del vostro rapporto coach-proprietario?

"Quando ho fatto la prima partita era poco dopo capodanno e lui era ancora in vacanza. Poi la prima volta che ha potuto eravamo a Cremona ed è subito venuto a vedere la squadra. Parlava spesso con me, avevamo un rapporto diretto. Una presenza discreta, ma vera con la squadra, era davvero vicino al gruppo”.

Ci racconta un aneddoto?

"Dopo la prima partita mi portarono subito in sartoria per un vestito su misura. Lui mi vide, non disse una parola, ma quando mi strinse la mano ne approfittò anche per mettere a posto il polsino della camicia che fuoriusciva un po’ dalla giacca. Un gesto di classe, sempre attento al particolare”.

C’è un gesto che più di tutti secondo lei identifica Armani con la sua Olimpia?

“Si, certamente, tante volte lo abbiamo visto al Forum seguire la sua squadra in tutti questi anni. Qualsiasi fosse il punteggio, anche nelle partite peggiori, rimaneva sempre fino alla fine della gara, senza mai andar via anticipatamente o stizzito. Come a dire, ‘Ragazzi non preoccupatevi, io ci sono sempre, quando va tutto bene, ma anche nelle difficoltà, sono con voi’. Valori che non sono scontati, ma che fanno la differenza”.