Giovanna Pedretti morta per annegamento, i risultati dell’autopsia e i nodi ancora da sciogliere

La 59enne, sottoposta alla gogna dei social dopo il caso mediatico sollevato dalla sua risposta a una recensione omofoba, era stata sentita dai carabinieri come “potenziale vittima”

L'avviso sulla saracinesca della pizzeria Le Vignole. A destra, Giovanna Pedretti

L'avviso sulla saracinesca della pizzeria Le Vignole. A destra, Giovanna Pedretti

È il giorno della verità sulle cause della morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano trovata cadavere nel Lambro dopo il caso mediatico che l’ha vista passare in meno di 72 ore da paladina dei diritti, per aver risposto alla recensione omofoba e discriminatoria di un cliente della sua pizzeria, allaccusa di essersi inventata tutto per una trovata di marketing. Dai primi risultati dell’autopsia, eseguita oggi all'istituto di Medicina legale di Pavia, emerge un quadro compatibile con l'ipotesi dell’annegamento, mentre le ferite da arma da taglio riscontrate sui polsi, su un braccio, una gamba e sul collo sono ritenute superficiali. Lo ha stabilito il medico Giacomo Belli, del Dipartimento di Medicina legale di Pavia. Le ferite probabilmente sono dovute a un primo tentativo di togliersi la vita.

I nodi da sciogliere

Intanto continuano le indagini dei carabinieri per cercare di capire cosa sia successo nelle ultime ore di vita della donna. L'ipotesi principale rimane quella del suicidio, ma si sta accertando se la ristoratrice fosse da sola e perché abbia portato con sé una lametta non affilata con cui si è potuta ferire solo leggermente, se davvero era uscita di casa con l'intenzione di farla finita. Dalle tracce risulta che Giovanna Pedretti, prima di essere trovata nel Lambro, abbia girato intorno alla macchina, una Fiat Panda. Gli esami tossicologici effettuati oggi potrebbero fornire elementi ulteriori. Si è anche iniziato ad analizzare i due telefonini che la ristoratrice con sé. Entrambi sono risultati per uso personale e sono stati ritrovati nella Panda. 

I carabinieri: “Pedretti potenziale vittima”

Proprio oggi i carabinieri in una nota hanno comunicato che Giovanna Pedretti era stata convocata in caserma a Sant'Angelo Lodigiano come "potenziale vittima" del reato di 'propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa' in relazione alla recensione pubblicata su Google. Nella nota gli stessi militari dell’Arma specificano che "ll colloquio durava pochi minuti e la signora confermava il contenuto della recensione, ma non era in grado di fornire ulteriori dettagli sull'identità del cliente".

Due fascicoli in procura a Lodi

Sull’altro fronte la procura di Lodi ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, che al momento è senza indagati. Difficile anche che qualcuno verrà a breve iscritto. I carabinieri del nucleo investigativo di Lodi nei giorni scorsi hanno sentito i parenti della donna e sequestrato la Fiat Panda, ritrovata insanguinata a poca distanza dal corpo. Per chiarire le condizioni della ristoratrice verrà sentito anche il medico curante e analizzato il contenuto del suo telefono. Gli investigatori stanno anche studiando i commenti pubblici lasciati sui social nei giorni precedenti alla morte di Pedretti, quando la donna è stata prima lodata per aver risposto a tono alla recensione omofoba e contro i disabili e poi criticata da chi dubitava dell'autenticità di quel commento, ormai sparito dal web. La procura di Lodi ha aperto un fascicolo anche su quella recensione. L'ipotesi di reato, al momento contro ignoti, è istigazione all'odio razziale. Per risalire all'autore del testo, il cui nome utente era stato oscurato nello screenshot pubblicato dalla ristoratrice, gli investigatori hanno chiesto una verifica a Google, ma per una risposta dal motore di ricerca bisognerà attendere a lungo.