ANDREA SPINELLI
Eventi e fiere

La distopia di Marracash: “Il rap italiano è vittima della narrazione ‘Easy’. Il live? Matilda De Angelis darà voce ai pensieri più intimi”

L’identità divisa, la crescita, il live cinematografico e il duro lavoro dell’artista "Perché l’idea del rap ‘easy’, fatto con la mano sinistra in cinque minuti è solo un falso mito che limita tutta la scena. Cambiamo mentalità"

Marracash, pseudonimo di Fabio Bartolo Rizzo è un rapper italiano

Marracash, pseudonimo di Fabio Bartolo Rizzo è un rapper italiano

Milano – Non solo un concerto, ma una riflessione in musica, un viaggio interiore, un’esperienza immersiva. Marracash lo promette parlando dello spettacolo che il 25 e 26 giugno lega col suo filo rosso nel cuore in tumulto dello stadio di San Siro tre album di grande successo quali “Persona”, “Noi, loro, gli altri” ed “È finita la pace”. La scenografia, affidata al team creativo Ombra diretto da Lorenzo De Pascalis, si inserisce in un’atmosfera quasi distopica, evocata da cinque imponenti robot olandesi alti tre metri.

Giganti meccanici che si muovono accanto a ballerini vestiti da scienziati delle Mind Industries, la società immaginaria incaricata del Monitoraggio Interiore per la Neutralizzazione del Distacco incaricata di esplorare il conflitto tra Marracash, l’artista, e Fabio (Bartolo Rizzo), l’uomo. "Abbiamo voluto realizzare un live audace, fuori dagli schemi, dove musica e racconto si fondono in una nuova esperienza sensoriale", spiega il rapper di Nicosia trapiantato alla Barona, che in scena avrà tutte le sere come ospite Madame. "Il fuoco della storia è concentrato sul tema dell’identità e dei contrasti interiori che ogni essere umano affronta nel proprio percorso di crescita. Un live che intende rappresentare il capitolo conclusivo della mia trilogia discografica, il momento in cui le maschere cadono e le verità emergono".

Come lo definirebbe?

"Un esperimento emotivo e visivo, qualcosa da vivere insieme. Oltre due ore di live, con energia pura, visual sorprendenti e un racconto che non si limita al palco. Il pubblico sarà parte integrante dello show, protagonista di un’esperienza pensata per lasciare il segno. Abbiamo alzato l’asticella, perché ora è il momento giusto: per la musica, per la scena, per chi ci ha sempre creduto. Insomma, un live importante, che promette di riscrivere le regole e aprire un nuovo capitolo nel rap italiano".

Forte la componente cinematografica.

"Il cuore del racconto sarà un dialogo continuo con un interlocutore intrappolato in una bolla scenica che domina il palco. Anzi un’interlocutrice, visto che questo personaggio sarà interpretato virtualmente da Matilda De Angelis, che dà voce e volto ai pensieri più intimi. A dare forma visiva alla narrazione ci saranno pure i contributi video girati da Pippo Mezzapesa, regista della serie tv ‘Avetrana – Qui non è Hollywood’, con cui ho già collaborato in passato. Il suo sguardo cinematografico sarà fondamentale per amplificare l’impatto emotivo dello spettacolo".

Altra storia rispetto a tante produzioni urban che si vedono in giro.

"Sinceramente credo ci sia una narrazione sbagliata, che fa solo un danno enorme al rap. Il rap è musica come tutte le altre, fatta da professionisti che lavorano duro. In 10 minuti non si scrive niente di importante, si scrive solo una cavolata. Se vuoi dare valore a quello che fai devi metterci tempo, impegno e cuore. Lo stesso vale per i concerti: noi stiamo preparando questo live da mesi, provandolo da settimane, proprio come fanno artisti come Cesare Cremonini o Vasco Rossi. L’idea del rap ‘easy’, fatto con la mano sinistra in cinque minuti, è solo un falso mito che limita tutta la scena. Se vogliamo far crescere il genere e farlo riconoscere davvero, dobbiamo cambiare questa mentalità".

Marra e il “Meazza”.

"Non ho visto grandi concerti a San Siro perché, da spettatore, ascoltavo gruppi poco da stadio. Ho assistito, però, ad un paio di show di Vasco, davvero incredibili, e qualche volta sono salito su quel palco come ospite".

Preferisce sentirsi il pubblico addosso come capita a San Siro o avercelo tutto davanti in una struttura molto larga come l’Olimpico di Roma?

"Visto che questo è il mio primo tour negli stadi, lo capirò alla fine, anche se all’Olimpico ci sono andato ospite dei Negramaro. Credo che il ‘Meazza’, col pubblico addosso, sia più bello, anche se quello apparentemente più lontano innalza il livello della sfida. Col Marrageddon ho fatto l’Ippodromo de La Maura coi ragazzi tutti davanti e pure quella è stata una bella sfida".

Il 4 luglio arrivano pure le edizioni rimasterizzate di due suoi album classici come “King del rap” e “Status”.

"Scelta, direi, necessaria, visto che ‘King of Rap’ l’avevo mixato a casa, mentre per ‘Status’ mi ero affidato ad Anthony Kilhoffer, noto per aver collaborato con Kanye West e Jay Z. Ho sempre avuto la sensazione, però, che quando questi grandi nomi lavorano su dischi italiani lo facciano di fretta e un po’ con la mano sinistra. Quindi penso che solo ora quei due album abbiano un suono che gli rende giustizia".