ANDREA SPINELLI
Eventi e fiere

Io, umile ma mai sazio: "Non sono un mitomane . Dal Meazza voglio ricordi"

L’indie è morto? Viva l’indie. La formica schiantata sulla copertina del suo ultimo album “Indi” sembra evocare nelle fantasie...

L’indie è morto? Viva l’indie. La formica schiantata sulla copertina del suo ultimo album “Indi” sembra evocare nelle fantasie...

L’indie è morto? Viva l’indie. La formica schiantata sulla copertina del suo ultimo album “Indi” sembra evocare nelle fantasie...

L’indie è morto? Viva l’indie. La formica schiantata sulla copertina del suo ultimo album “Indi” sembra evocare nelle fantasie contromano di Gazzelle la solidità di quel percorso portato avanti piano piano, passo dopo passo, e arrivato, vai a capire come, negli stadi. Sì, perché quel “Meazza” che domenica 22 giugno l’accoglie sotto la luna di Milano è quanto di più lontano possa esserci dai mondi artistici del cantautore romano. Ma lui, al secolo Flavio Bruno Pardini, non sembra preoccuparsene più di tanto. Due anni fa ha trovato il popolo dello Stadio Olimpico, poi, a conferma che niente (o quasi) è più come prima, sono arrivati il Festival di Sanremo e l’annuncio, per il 2025, di San Siro e del Circo Massimo.

Flavio, quanto c’è in questo nuovo kolossal dell’esperienza fatta all’Olimpico?

"Quel concerto mi ha temprato e migliorato come artista. Anche se ero a casa, mentre a Milano gioco in trasferta; dimensione che mi regala l’opportunità di sorprendermi e di sentirmi un po’ fuori posto, calandomi in quello stato emotivo da cui di solito riesco a tirare fuori il meglio di me". Primo ricordo evocato da San Siro?

"Un Inter-Roma di diversi anni fa. Anche se quelli più importanti sono legati alla musica. I concerti di Vasco in primis. Essendo il “Meazza” un po’ casa sua, m’inorgoglisce sentirmi ospite. Credo che per un suo fedelissimo non esista in Italia posto migliore in cui suonare".

Che show ha in mente?

"Autentico, come tutti i miei. Ma anche molto ricco, perché ci sono un sacco di canzoni che voglio eseguire assolutamente toccando momenti emotivamente diversi che credo di aver bilanciato bene in scaletta. Pure a livello d’immaginario visivo è molto particolare, concepito con estrema coerenza, rimanendo umile".

Umile a San Siro? Su, via…

"“Umili, ma mai sazi“, dice un mio amico. Anche se mi esibisco su palchi da mitomane, non lo sono. E pure in quella cornice è la mia indole timida e introversa a fare da padrona. Nessuna forma di autocelebrazione, insomma, quanto piuttosto il tentativo di trasmettere con musica e immagini un po’ di poesia".

Gli spettacoli del Circo Massimo e del “Meazza” saranno identici?

"No, qualche piccola variazione, qualche modifica di scaletta, l’ho messa in conto. E poi, nel caso dovessi decidere di avere degli ospiti, è probabile che cambierebbero pure quelli".

Cosa cerca in questi show?

"Un ricordo da portarmi dietro per sempre. E siccome nella mia testa c’è l’intenzione di prendermi una pausa dalla musica per potermi concentrare sulla mia vita, cerco pure abbastanza energia per resistere alla tentazione di tornare sui palchi almeno un po’".

Ovviamente in repertorio ci sarà pure l’ultimo singolo “Stupido”.

"Certo. In prova sta venendo bene e questo mi tranquillizza, perché desidero che tutto vada nel migliore dei modi e la gente si goda al meglio lo spettacolo, magari portandosene dietro il ricordo per sempre, come accaduto a me".

Quando?

"Attorno ai 14-15 anni riuscii ad imbucarmi, senza biglietto, ad un concerto di Vasco nel finale rimanendo travolto dall’ondata d’affetto scatenata da ‘Albachiara’. Ricordo pure un concerto elettronico di Battiato all’Auditorium Parco della Musica e quello al PalaLottomatica dei Subsonica che mi in testa l’idea di mettere su una band abbandonando le esibizioni voce-chitarra nei locali portate avanti fino a quel momento. Un pugno di amici che suona con me sul palco ancora oggi".