STEFANO ZANETTE
Cronaca

Delitto di Garlasco, l’impronta 33 fra sangue e dubbi. Il legale dei Poggi: “Visto? Serve una perizia”

Per la difesa di Stasi la manata lasciata sulle scale è di Sempio ed è mista a sudore e tracce ematiche. Per i pm non c’è emoglobina, ma è dell’indagato. Tizzoni, avvocato della famiglia della vittima: ci voleva l’incidente probatorio

Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi

Gian Luigi Tizzoni, legale dei Poggi

Garlasco (Pavia) – “Quanto affermato dai consulenti della difesa di Stasi dimostra che sarebbe stato doveroso da parte della Procura accogliere la nostra richiesta di far estendere dal Gip l’incidente probatorio anche all’impronta 33”. L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, che col collega Francesco Compagna assiste la famiglia Poggi, non commenta neppure le conclusioni della consulenza della parte ‘avversa’. Ma prosegue invece nello scontro con la Procura, dopo il precedente atto nell’udienza di mercoledì, già reso palese quando lo scorso 2 luglio aveva ricevuto il duro e perentorio rigetto della richiesta e reso noto il deposito della loro consulenza di parte in contrasto con gli esiti dei consulenti della Procura.

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Nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco del 13 agosto 2007, con indagato Andrea Sempio, i legali della parte offesa e la Procura sono su posizioni diametralmente opposte, su tutto.

Differenze ancor più accese, e meno scontate, di quelle con la difesa di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per lo stesso omicidio. Così anche sull’impronta palmare 33, al di là delle differenze nelle interpretazioni delle diverse parti, la consulenza resa nota venerdì dalla difesa di Stasi riaccende la polemica che aveva portato solo due giorni prima, in occasione dell’udienza di mercoledì per l’incidente probatorio in corso, alle dure dichiarazioni dello stesso avvocato Tizzoni nei confronti della Procura, accusata di procedere “nell’interesse del condannato” senza accogliere invece le richieste della parte offesa.

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Per una questione procedurale, sulla quale peraltro i legali della famiglia Poggi sono contrastati anche dalla difesa dell’indagato Sempio, che pure si era opposta alla richiesta di estendere l’incidente probatorio anche all’impronta 33. Quel palmo di mano, sul muro delle scale di casa Poggi dov’era stato trovato il corpo di Chiara, che per i consulenti della Procura è di Sempio ma non può essere stabilito se ci sia sangue, per quelli della difesa di Stasi è sempre di Sempio ed è pure di sudore misto a sangue, mentre per quelli sia della difesa di Sempio che della famiglia Poggi non è attribuibile e non è insaguinato.

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L’avvocato Tizzoni cita l’articolo 358 del codice di procedura penale, per ribadire che la Procura avrebbe dovuto accogliere la loro richiesta di far chiarire la questione, nel contraddittorio tra le parti, a un perito super partes nominato dal giudice “poiché, come è noto, non è necessaria la irripetibilità dell’accertamento richiesto – sottolinea il legale dei genitori della vittima – ma anche solo la prevedibilità che a dibattimento venga disposta una perizia per la quale occorreranno più di 60 giorni. La stessa ragione per cui l’incidente probatorio è stato esteso anche ai fogli di acetato delle impronte”.

Un’argomentazione non solo rigettata dalla Procura, ma respinta anche dalle difese, sia di Sempio che di Stasi, che non sembrano aver interesse ad ‘anticipare’ quello che potrà poi essere chiarito e stabilito in una fase successiva, nell’eventuale processo, sempre ammesso, come ripetono ogni volta tutte le parti coinvolte, che il procedimento si concluda con una richiesta di rinvio a giudizio e che si arrivi al dibattimento.