MASSIMILIANO MINGOIA
Eventi e fiere

Il ritorno di Springsteen a Milano, un amore lungo 40 anni. L’amico-promoter Claudio Trotta: “Fortissima connessione col pubblico”

Il Boss è atteso a San Siro il 30 giugno e il 3 luglio, dopo il forfait del 2024. Il manager ci svela i suoi show e i suoi dischi preferiti di Bruce

Bruce Springsteen e Claudio Trotta, punto di riferimento per i concerti italiani del Boss

Bruce Springsteen e Claudio Trotta, punto di riferimento per i concerti italiani del Boss

Milano – Abbiamo proposto un giochino a Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts, organizzatore di quasi tutti i concerti di Bruce Springsteen in Italia (tranne il primo a San Siro nel 1985) e amico personale del Boss: indicare i suoi cinque concerti e i suoi cinque album preferiti di Springsteen. Lo storico promoter milanese ha gentilmente accettato. Ecco le sue scelte.

Trotta, partiamo dagli show. Qual è la sua “cinquina“?

"Il primo concerto che mi viene in mente è quello del 2003 a San Siro, il primo di Bruce che ho organizzato io in Italia".

Il primo spettacolo in assoluto del Boss nel Belpaese, però, fu quello del 21 giugno 1985 al Meazza.

"Sì, certo, organizzato da Franco Mamone, con cui lavoravo. Quel giorno non vidi il concerto. Trascorsi quasi tutto il tempo fuori dallo stadio, in bicicletta, per verificare che nessuno scavalcasse i cancelli o tentasse di corrompere il servizio d’ordine per entrare senza biglietto. In ogni caso, da semplice fan, avevo già visto Bruce dal vivo nel 1981 a Zurigo".

Nel 2003, invece, fu lei a riportato Springsteen alla Scala del calcio. Uno show ricordato per un diluvio su Milano...

"L’estate del 2003 fu una delle più calde dell’ultimo secolo. L’unico giorno di tempesta fu quello del concerto di Springsteen a Milano (Trotta ride, ndr). La pioggia cadde violenta nel ben mezzo dello show. Ma nessun fan si mosse. Impressionante. Fu un concerto memorabile proprio per questo aspetto"

Il secondo concerto preferito?

"Tour dell’album ‘Devils & Dust’, 7 giugno 2005 al Forum di Assago. Show ‘teatrale’, fortissima connessione tra artista e pubblico. L’emozione era palpabile. Springsteen concluse lo spettacolo con una hit dei Suicide: ‘Dream Baby Dream’".

Al terzo posto...

"Il concerto di Bruce con la Seeger Sessions. Sempre al Forum di Assago, il 12 maggio 2006".

Al quarto?

"Il concerto a San Siro del 25 giugno 2008. Lo spettacolo che provocò il processo ai miei danni per aver fatto sforare di 22 minuti la fine dello show rispetto all’orario concordato con le autorità. Un processo da cui uscii completamente assolto dicendo al giudice: “Mai avrei interrotto l’orgasmo di 60mila persone, che, peraltro, fermando la musica avrei messo a rischio“".

Al quinto posto?

"Ne metto due a pari merito, sempre al Meazza, perché in entrambi i casi Springsteen mi fece diventare parte dello show. Nel 2013 mi diede un ‘cinque’ in diretta, inquadrato dai maxischermi, nel 2016 io salii sul palco come finto barelliere".

Passiamo agli album preferiti. Cinquina ardua?

"Sì. Elencherò cinque dischi, non in ordine di importanza. Il primo che mi viene in mente è il live ‘The Legendary 1979 No Nukes Concerts’. C’è una giovinezza e un’energia straordinaria".

Andiamo avanti.

"Il già citato album ‘Devils & Dust’. Una delle domande che si fanno i fan del Boss è il motivo per il quale lui suoni così poco, dal vivo, i pezzi di quel disco. Sono canzoni strepitose".

Al numero tre?

"’We Shall Overcome: The Seeger Sessions’. Un disco che racchiude la gioia di stare a ‘cazzeggiare’ sul palco, ma con una precisione pazzesca"

Al quarto posto?

"’The River’. Non sono un affezionato di ‘Born in The Usa’, come non lo sono tanti altri fan di Bruce".

Al quinto posto?

"Sono nei guai. Come ultimo disco da citare ne ho in mente tre: ‘The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle’, ‘Nebraska’, ‘The Ghost of Tom Joad’".

Ultima domanda fuori dal giochino di concerti e album. Un commento sulla polemica tra Springsteen e Trump?

"C’era già stata una polemica tra Bruce e Reagan, tanti anni fa. È importante che gli artisti si esprimano su quanto accade nel mondo. Springsteen, che ha una grande credibilità, dice quello che pensa. Dunque ha fatto bene a fornire un suo giudizio su Trump. Punto".