
Dal report di Legambiente si evince che il Ventina è uno dei ghiacciai che arretra più velocemente
di Fulvio d’Eri
Il ghiacciaio della Ventina retrocede paurosamente ogni anno… e negli ultimi 10 ha perso ben 400 metri. L’Arco alpino è sempre più sotto scacco della crisi climatica. Non solo zero termico in quota e temperature sempre più calde, ma anche eventi meteo estremi che lasciano il segno rendendo ghiacciai e montagne sempre più fragili e instabili. Dal report di Legambiente si evince che il Ventina è un ghiacciaio in forte arretramento e che esprime bene la forte correlazione, causa-effetto, tra variazione di temperature, precipitazione nevose e spostamento della fronte del ghiacciaio, anche in positivo come nel caso dell’avanzamento evidenziato per gli anni 1973-1988 dalle campagne glaciologiche CGI e SGL. In particolare, per quanto riguarda i ritiri frontali del ghiacciaio, si segnalano poco meno di 700 metri dal 1990 al 2015 (R. Scotti, SGL), e 400 metri dal 2015 ad oggi (M. Gussoni, SGL). Dal punto di vista areale, la superficie del ghiacciaio è passata dai 2,10 km2 del 1957 (Catasto CGI) ai 1,87 km2 del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani (C. Smiraglia e G. Diolaiuti, 2015), a 1,38 km2 del 2022 (S. Perona, CGI). Le osservazioni effettuate durante da tappa della Ventina indicano che nell’area è in atto una forte deglaciazione cui si sovrappongono altri fenomeni di instabilità naturale, quali frane e colate detritico-torrentizie. Queste ultime appaiono legate alle forti precipitazioni piovose che sempre più frequentemente si verificano in alta quota, fenomeni in grado di fluidificare le coltri detritiche e le stesse morene. Preoccupano anche i lembi di ghiaccio morto che rendono instabile la morena laterale destra e rendono pericolosa l’area frontale del ghiacciaio. "Il ghiacciaio della Ventina - commentano Marco Giardino, vicepresidente Fondazione Glaciologica Italiana e docente Università di Torino e Mattia Gussoni del Servizio Glaciologico Lombardo e meteorologo di Ilmeteo.it - ha avuto un arretramento di 400 metri negli ultimi dieci anni, un tasso di regresso così importante che non ha precedenti dal 1895 ad oggi. Ciò conferma l’importanza di questo ghiacciaio come indicatore della trasformazione dell’ambiente alpino glacializzato. Il suo monitoraggio offrirà importanti indicazioni per gestire i problemi connessi alla deglaciazione. Questo regresso accelerato rende impossibile l’applicazione dei metodi tradizionali per la misura dei ghiacciai, e quindi richiede nuove metodologie tecnologiche come la fotogrammetria da drone, aereo, satellite".