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Dolore pelvico cronico: ok alla legge. Cosa dice il testo (e come può aiutare chi soffre)

Via libera unanime in Regione Lombardia. Fra i punti cardine diagnosi precoce e sostegno psicologico alle pazienti. Vulvodinia ed endometriosi sono le patologie più frequenti della categoria

Dolore pelvico cronico: ok alla legge. Cosa dice il testo (e come può aiutare chi soffre)

Milano, 24 giugno 2025 – Sono patologie molto dolorose, dal punto di vista fisico ma anche sul fronte psicologico. Parliamo di malattie come vulvodinia, neuropatia del pudendo ed endometriosi, classificabili sotto l’ombrello del dolore pelvico cronico. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento della loro diffusione. Provocano dolore acuto ma anche un crescente disagio emotivo, con sintomi depressivi e isolamento sociale. 

Il consiglio regionale lombardo ha approvato oggi, martedì 24 giugno, la legge di iniziativa bipartisan sulla prevenzione delle complicanze, la diagnosi e il trattamento di questo gruppo di malattie. Un via libera arrivato all’unanimità, a dimostrazione di come il tema sia sentito e considerato con attenzione, tanto da abbattere le differenze politiche.

I commenti

Voto trasversale e soddisfazione trasversale. “Con questa legge – ha detto la relatrice Claudia Carzeri (Forza Italia) – che fa tesoro dell’ampio lavoro in Commissione Sanità e delle audizioni con associazioni di pazienti e professionisti, Regione Lombardia ha voluto affrontare il problema allargando il perimetro di riferimento a tutto ciò che riguarda dolore pelvico e patologie correlate e prevede misure strutturali che intervengono nei vari ambiti interessati.

In particolare si sostiene la diagnosi precoce e viene creata una Rete di riferimento per presa in carico e trattamento, vengono promosse iniziative di formazione, prevenzione e di supporto psicologico, si avvia il monitoraggio di dati e informazioni, vengono coinvolte le associazioni di pazienti e professionali”.

Claudia Carzeri, consigliera regionale di Forza Italia, prima firmataria della proposta di legge
Claudia Carzeri, consigliera regionale di Forza Italia, prima firmataria della proposta di legge

La Presidente della Commissione Sanità Patrizia Baffi (Fratelli d’Italia) ha sottolineato che la stesura del progetto di legge è avvenuta grazie alla grande collaborazione da parte di tutti i consiglieri regionali della commissione Sanità, alla dedizione della relatrice e al contributo di associazioni e professionisti. “Tutti – ha detto – abbiamo a cuore la sofferenza di tante persone che vivono un dolore e un disagio spesso sommerso e qui diamo una prima risposta importante. Oggi si stima che il 15% delle donne sia colpita da queste patologie”.

Per Miriam Cominelli (PD) la legge "è un primo passo fondamentale perché prevede un approccio caratterizzato da multidisciplinarietà e concretezza. Ora diventa decisiva, da seguire molto bene, la parte operativa”. L’importanza della diagnosi precoce e delle prime risorse stanziate: sono i due aspetti della legge evidenziati da Gigliola Spelzini (Lega), che ha aggiunto: “Mi auguro che nel tempo i fondi previsti possano anche aumentare”. Sostegno alla legge è stato dichiarato da Nicolas Gallizzi (Noi Moderati), che ha detto: “Regione Lombardia anche questa volta dimostra una grandissima sensibilità”. “È stato fatto un buon lavoro – ha detto Onorio Rosati (Alleanza Verdi Sinistra) – ed è significativo il fatto che l’iniziativa sia nata dentro al Consiglio regionale. È importante che per queste patologie venga stabilito un riconoscimento sociale”.

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Per Michela Palestra (Patto Civico) “oggi finalmente si accende un faro su patologie diffuse e spesso invalidanti che occorre affrontare sia come sanità che come assistenza”. “È una legge importante – ha sostenuto Fabrizio Figini (FI) – che si propone di migliorare le condizioni di vita di moltissime persone e che affronta il tema con un approccio completo”. In sede di dichiarazioni di voto è intervenuta anche Paola Bulbarelli (FdI). L’Aula ha approvato infine un ordine del giorno proposto da Riccardo Pase (Lega) che riguarda specificatamente la patologia dell’atrofia vulvo vaginale.

Cosa dice la legge

Il testo normativo è composto da sei articoli: prevede la creazione di uno o più centri specializzati nella cura delle patologie correlate al dolore pelvico cronico, l'istituzione di una Rete regionale per la prevenzione, la diagnosi e la cura del dolore con l’obiettivo di garantire percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) appropriati, uniformi e accessibili su tutto il territorio regionale attraverso la definizione di linee guida regionali e la costituzione di un Registro regionale per la raccolta e l’analisi dei dati epidemiologici, clinici e assistenziali con l'obiettivo di organizzare l'offerta e garantire l'efficacia degli interventi.

Sono previsti anche percorsi di formazione e aggiornamento del personale medico e sanitario, forme di esenzione parziale o totale dal ticket per prestazioni diagnostiche, terapeutiche e farmacologiche, potenziamento del supporto psicologico per i pazienti, il sostegno alla ricerca attraverso bandi specifici, il coinvolgimento dei medici di medici di medicina generale che svolgono un ruolo fondamentale nella prima fase diagnostica, il riconoscimento del ruolo attivo delle associazioni, la definizione di programmi di informazione e educazione sanitaria tra cui una “Giornata regionale per il dolore pelvico cronico”.

La diffusione delle patologie

Tra le malattie collegate al dolore pelvico cronico le più diffuse sono endometriosi, vulvodinia e neuropatia del pudendo che interessano complessivamente tra il 12 e il 16% delle donne tra i 18 e i 64 anni. Queste malattie hanno un impatto sulla salute delle donne, ma anche sulla vita relazionale e sociale attraverso disagio emotivo, sintomi depressivi, perdita dell’autostima, isolamento sociale e difficoltà nelle relazioni intime.

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In Lombardia sono circa 700 mila le donne che soffrono di vulvodinia, una donna su sette. La endometriosi colpisce tre milioni di donne, di cui 160 mila in Lombardia, il 10-15% in età fertile e interessa circa il 30-50% delle donne infertili.

La neuropatia del pudendo in genere esordisce tra i 50 e i 70 anni e in Italia coinvolge 10 individui ogni 10.000 abitanti anche se, probabilmente, si tratta di una sottostima. Ciononostante, sono malattie che possono rimanere non diagnosticate o gestite in modo inadeguato per anni perché, pur nelle loro diversità, sono ancora poco conosciute anche dagli stessi medici e perché le cause non sono completamente note.