
La pigiatura dell'uva
Broni (Pavia), 18 agosto 2025 – I trattori in coda davanti ai cancelli della cantina Terre d’Oltrepò non ci sono stati, ma le prime uve dei soci sono state conferite. Era stato fissato in 1500 quintali il minimo per poter effettuare la pigiatura e ne sono stati portati 1200 quintali. “Meglio aperti che chiusi - ha commentato Francesco Lerede di Fai Cisl riferendosi alla scorsa settimana, quando lo stabilimento non ha aperto a causa dei soli 250 quintali conferiti -. I soci volevano portare le loro uve perché questa ondata di caldo ne ha accelerato la maturazione”.
I primi grappoli ad essere staccati dai filari sono quelli bianchi che danno Pinot nero e grigio. Oggi pomeriggio i soci avevano poca voglia di parlare. Arrivavano nel piazzale, scaricavano e ripartivano. “Il primo giorno di vendemmia non è indicativo - ha aggiunto Lerede -. Bisognerà attendere la fine della settimana per esprimere un giudizio su come andrà. Di certo c’è tanta uva e di ottima qualità e in Oltrepò c’è bisogno di questa cantina perché non ne esiste un'altra con una simile capacità di pigiatura”.
Gli occhi quindi vengono puntati su Roma dove si dovrebbe nominare un commissario straordinario in modo da dare nuovo slancio ai dipendenti. Anche la Uila Uil chiede un intervento urgente e straordinario da parte delle istituzioni locali, provinciali e soprattutto del governo, affinché venga nominato un commissario straordinario e costruito un piano concreto e sostenibile di risanamento aziendale.
“Si deve scongiurare il fallimento” ha detto il funzionario della Uila Massimo Marangon. Secondo la Cisl, però, occorre anche chiarezza: “La poca trasparenza è una delle cause della crisi - ha aggiunto Lerede -. Vogliamo capire che margini ci sono per risolvere la situazione e trovare rimedi. Se si continuano ad ascoltare le voci, non si possono fare programmi. Bisogna analizzare bene la situazione, capire che errori sono stati commessi in modo da non farli più nel futuro”.
Intanto la crisi in atto rischia di degenerare in una fase irreversibile, con pesanti ripercussioni sull'intero comparto vitivinicolo mettendo a rischio il lavoro di circa 8mila persone, tra dipendenti, autonomi e operatori dell'indotto. “Un eventuale default di Terre d'Oltrepò spa - ha concluso Marangon - aprirebbe la porta a pericolose derive speculative, svuotando il territorio di un presidio cooperativo fondamentale e danneggiando irreparabilmente l'identità vitivinicola dell'Oltrepo Pavese”.