MANUELA MARZIANI
Economia

Terre d’Oltrepò, incubo liquidazione. L’ex Ceo: “La cooperativa andava tutelata”

Umberto Callegari: il commissario può essere nominato, non c’è la volontà. Domani la vendemmia (incerta). La situazione finanziaria è complicata ma gestibile. Si è scelta un’altra strada, c’è forse un ’compratore’ pronto a subentrare?

Umberto Callegari, Ceo nella precedente gestione di terre d’Oltrepo: la cooperativa ora è senza vertici

Umberto Callegari, Ceo nella precedente gestione di terre d’Oltrepo: la cooperativa ora è senza vertici

Borni (Pavia) – “La crisi è esplosa dopo un anno in cui i conti erano in ordine, approvati a larghissima maggioranza, a causa dell’insostenibile calo dei conferimenti dovuto alla peronospora e al mancato rispetto del principio mutualistico. Quindi sono arrivati gli ispettori”. Umberto Callegari, ex Ceo di Terre d’Oltrepò, puntualizza la situazione della cantina.

Si parla di sovraindebitamento.

“Si leggono numeri imprecisi e fantasiosi. La situazione finanziaria, pur complicata, sarebbe stata gestibile con la giusta competenza. Il Cda aveva chiesto di poter proseguire il proprio lavoro e si è dimesso solo dopo che la Regione, in una riunione pubblica, ha deciso di sostenere il cambio gestionale, affidando la guida a soggetti privi, per loro stessa ammissione, delle competenze necessarie”

Come si potevano fare?

“La crisi poteva essere affrontata con il ricorso alla composizione negoziata, previsto dalla legge. Il vero nodo, come conferma anche la relazione degli ispettori, è economico e industriale: un calo dei conferimenti che dura da circa dieci anni e non consente di coprire i costi fissi”.

Ma si parla di 40 milioni di debiti.

“Il debito totale, ovvero quello complessivo verso banche, fornitori e soci, è rimasto in linea con gli ultimi sei anni, intorno ai 30 milioni, con una minore esposizione bancaria e un aumento dell’esposizione verso soci e fornitori, causato dal blocco delle banche dovuto all’azione temeraria di Mack&Schuhle (una causa milionaria per la mancata consegna di una grossa partita di vino, ndr)”.

Si invoca l’arrivo di un commissario, ma sembra che non possa essere nominato perché è stata presentata la composizione negoziata della crisi.

“La composizione negoziata, e in particolare le misure protettive, peraltro suggerite a suo tempo dalla stessa Regione, impediscono l’arrivo di un liquidatore. Un commissario ad acta con mandato chiaro di salvare la cantina potrebbe essere nominato immediatamente, ma forse non rientra nel disegno attuale. Perché non si nomina un commissario ad acta che lavori insieme all’esperto della Camera di commercio, lo stesso che ha approvato la validità del piano di composizione negoziata della crisi elaborato con il supporto dei consulenti legali e finanziari per salvare l’azienda?”.

Si va verso la liquidazione.

“Che non salva nulla: liquida l’azienda. E, come ho sempre sostenuto, il rischio è concreto. La vera domanda a cui sarebbe interessante rispondere è: perché la politica sembra determinata a portare l’azienda in liquidazione? Esiste già un ’compratore’? A chi gioverebbe la privatizzazione di una cooperativa che, se tutelata, avrebbe potuto proteggere gli agricoltori? La politica avrebbe dovuto garantire stabilità e fiducia sui conferimenti; il risultato è l’esatto opposto. Le crisi non si risolvono con promesse, ma con analisi economica, serietà e lavoro. La politica, senza aver visto il piano, sembra spingere per liquidare. Purtroppo, per il territorio, l’azienda e i soci”.