
L'’edicolante Marco Guì mostra la pensilina del bus dove ogni giorno trova di tutto
Pavia, 6 settembre 2025 – Escrementi e fazzolettini di carta: ogni giorno, quando si presenta al lavoro prima dell’alba deve pulire tutta la zona circostante e lo stesso fa l’operatrice ecologica.
Non vogliono che gli studenti che frequentano gli istituti scientifici, i docenti, ma soprattutto i pazienti del vicino Pronto soccorso vedano in quale situazione si trova viale Taramelli. A lamentare il degrado di una delle zone più trafficate di Pavia è l’edicolante che da vent’anni gestisce il punto vendita all’angolo con via Forlanini e negli ultimi sei mesi ha visto l’intera area peggiorare fino a diventare quasi invivibile.
“Verso le 3,30 una coppia di clochard viene sotto la pensilina dei bus di viale Taramelli - racconta Marco Guì - e la utilizza come se fosse il proprio bagno. Se nelle prime ore del mattino non togliessimo tutto quanto viene lasciato, chi è diretto in centro, troverebbe la sporcizia. La situazione è stata segnalata in Comune, ma non ci sono stati provvedimenti”.
Da quanto appreso non è semplice intervenire perché queste persone non risultano residenti a Pavia. Di tanto in tanto interviene la polizia, spesso la coppia si sposta fino al vicino Pronto soccorso per trascorrere alcune ore al caldo o al fresco a seconda della stagione, e poi torna sotto la pensilina che si trova di fronte all’edicola. “Ogni giorno personalmente con l’aiuto dell’operatrice di zona di Asm puliamo – aggiunge Marco Guì -, ma il giorno dopo ritroviamo ancora escrementi e fazzoletti di carta. Girano molte persone equivoche qui”.
Forse la vicinanza con il Pronto soccorso del San Matteo, forse la zona vicina alla stazione, ma fuori dal centro, hanno portato in viale Taramelli diversi sbandati. E l’edicola una decina di giorni fa ha rischiato di riportare ingenti danni. Qualcuno, infatti, ha appiccato il fuoco ai pannelli pubblicitari che l’edicolante espone fuori dal chiosco. “Se le fiamme avessero raggiunto la tenda – evidenzia Guì– i danni sarebbero stati ingenti. Io sono arrivato alle 5 e ho trovato le locandine bruciate. I carabinieri non sono ancora riusciti a risalire agli autori del gesto”.
Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha convinto Marco Guì a installare telecamere a circuito chiuso. “Vogliamo stare più tranquilli – conclude – per questo installeremo le telecamere, ma vorremmo più controlli e che la situazione cambi”.