STEFANO ZANETTE
Cronaca

Delitto di Garlasco, non c'è Dna maschile sul tappetino sporco di sangue. Cosa resta ancora da analizzare

Sulla stuoia recuperata in bagno solo tracce attribuibili a Chiara Poggi. Il consulente dei familiari della vittima: “I nuovi test non cambiano nulla rispetto a quello che già si sapeva”

Chiara Poggi, 26 anni, uccisa nel 2007 nella sua abitazione a Garlasco

Chiara Poggi, 26 anni, uccisa nel 2007 nella sua abitazione a Garlasco

Garlasco, 10 luglio 2025 – “Lo si sapeva già, è tutto e solo sangue di Chiara”. Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, commenta così i primi risultati delle analisi sui campionamenti effettuati venerdì scorso nell’incidente probatorio in corso per la riaperta indagine della Procura di Pavia sul delitto di Garlasco del 13 agosto 2007.

“Devono essere fatti ulteriori approfondimenti – precisa Capra – per scrupolo, perché non ci si accontenta mai del primo esito, che per essere scientificamente accettabile deve essere ripetibile, a riprova. Anche perché ci sono minime tracce di un possibile inquinamento, non interpretabile né significativo”. Quello che è stato analizzato, e deve essere approfondito, riguarda in particolare il frammento del tappetino del bagno calpestato dalle scarpe dell’assassino con le suole sporche del sangue della vittima, Chiara Poggi, oltre ai tre tamponi autoptici e tracce ematiche all’epoca repertate su un paio di punti delle scale dove la 26enne venne trovata morta.

“Anche sul tappetino – spiega Capra – era stato già trovato il sangue di Chiara, che aveva confermato la ricostruzione del delitto e delle fasi immediatamente successive, con l’omicida che entra nel bagno. C’erano due campioni che diedero esiti dubbi, sono state disposte nuove analisi che, per il momento, non cambiano nulla di quanto già in precedenza accertato”. Non sono emersi, almeno ai primi esiti, profili di Dna maschile. “Si conferma – commenta l’avvocato Massimo Lovati, che con la collega Angela Taccia difende l’indagato Andrea Sempio – quanto emerso già negli anni. Il sangue, il tappetino, la spazzatura col Fruttolo: tutto fumo. Ma adesso – aggiunge – torniamo all’esame del Dna sulle unghie di Chiara: da qui era partito l’incidente probatorio e qui ritorniamo”.

Nell’ultimo incontro di venerdì scorso con consulenti e avvocati delle parti, la genetista Denise Albani, incaricata come perito dal Gip insieme al dattiloscopista Domenico Marchigiani, aveva spiegato che per il materiale biologico estratto dai margini ungueali avrebbe chiesto i “dati grezzi” al perito che li analizzò nel 2014, Francesco De Stefano, che aveva concluso con l’inutilizzabilità dei due profili maschili, troppo scarsi e degradati. Invece le consulenze della difesa di Stasi e la Procura poi, basandosi sui grafici di quella perizia, li hanno rivalutati utilizzabili e uno compatibile col Dna di Sempio.

“Io quei dati grezzi li avevo visti – ricorda Marzio Capra, che aveva partecipato anche a quella perizia nell’Appello-bis terminato con la condanna di Alberto Stasi poi confermata in Cassazione – non so se il professor De Stefano li possa aver conservati. Attendiamo la risposta del perito. Io sono solo un consulente di parte e la memoria può essere fallace, ma alla luce di quello che avevo visto nel corso della perizia, non contestata da nessuna delle parti, sono convinto che anche quei risultati non cambieranno”.