ARMANDO STELLA
Editoriale e Commento

L’importanza di chiamarsi Ruben

L’eredità morale di Ernesto Pellegrini, patron dell’Inter e imprenditore illuminato che non ha mai dimenticato da dove veniva

L’importanza per Ernesto di quel nome: Ruben. Pellegrini ricordava d’averlo letto, un’ultima volta, sotto un titolo di giornale: “Barbone muore assiderato nella sua baracca". Era Ruben, uno di famiglia: “Un uomo buono, gran lavoratore”.

La vita consumata a zappare, a Cremona prima e poi a Milano, la terra promessa. Ruben in un letto di paglia, tra i cavalli della stalla. Ruben il bracciante nella cascina del quartiere Taliedo, ultima periferia Sud-Est. Ruben a libro paga di tre generazioni degli ortolani Pellegrini: il nonno, il papà, Ernesto e il fratello Giordano. Questa storia di storie vuole che la cascina venne demolita per lasciare spazio alla città della grandeur immobiliare. Qualcuno trovò un tetto, qualcun altro si ritrovò per strada. Ruben morì di freddo in una tomba di lamiere: "Lui non sono riuscito ad aiutarlo – si doleva – Oggi vorrei farlo con chi vive un momento di difficoltà e disagio”.

L’ultimo sogno realizzato da Ernesto Pellegrini, il ristorante solidale con menu a 1 euro, aveva e conserva la missione nel nome, sfamare i Ruben di Milano: licenziati, disoccupati, separati, indebitati, profughi, malati, disperati, invisibili tra gli ultimi. Gli scartati. I sacrificati. Pellegrini l’imprenditore illuminato, il filantropo e il mecenate, il patron dell’Inter di Trapattoni, Rummenigge e Matthäus, non dimenticava da dove veniva e non nascondeva le sue radici: le rivendicava. L’umiltà nel codice genetico. Famiglia di ortolani, appunto: le origini. Il diploma da ragioniere. Ventenne, pedalava su una bicicletta scassata verso l’ufficio: contabile alla Bianchi, 55mila lire al mese di stipendio. In ditta arrivò a prendere la responsabilità del servizio ristorazione e con le 150mila lire d’incentivo, quando furono espropriati i terreni della cascina, avviò l’impresa. Il resto è storia ed eredità morale. La Milano ambrosiana non mette ai margini nessuno: porge la mano. Quando è dura, spietata, ubriaca di soldi e successo, ricca e indifferente, condanna i Ruben, certo, ma soprattutto tradisce se stessa.