
Una foto scattata da un residente in piazza Bausan subito dopo l’incidente
Milano – “Io penso tutti i giorni all’incidente. A volte ci scherzo sopra, altre sprofondo nel buio. Cerco di andare avanti, un passo alla volta: questo è diventato il mio mantra”. Jessica Lamarra ha compiuto 25 anni lo scorso 3 maggio. Sorride, anche per proteggersi dai brutti pensieri. È quasi passato un anno dal 23 giugno del 2024 che ha stravolto la sua vita: quella sera era uscita con un’amica e mentre attraversava a piedi sulle strisce pedonali tra le vie Ricotti e Mercantini in zona Bovisa è stata investita da un’auto e trascinata per 300 metri, fino in piazza Bausan. Mentre la macchina schizzava via, lei era incastrata di sotto. Al volante c’era un ventunenne poi risultato positivo all’alcol test.
Cosa ricorda?
“Purtroppo ricordo tutto, non ho mai perso conoscenza. La mia amica ha battuto la mano sul finestrino lato passeggero urlando di non ripartire. Io non potevo neppure muovermi. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver sentito delle grida disumane: le mie. Io questo l’ho rimosso. Quando la macchina si è fermata (bloccata da una volante della polizia, ndr) non sentivo dolore. Era l’adrenalina che mi teneva in forze. Volevo alzarmi ma la gente attorno mi diceva di stare giù. Non mi rendevo conto di come ero ridotta, piena di sangue, con la pelle bruciata. Nuda perché i miei vestiti erano a brandelli. Una ragazza ha recuperato il mio cellulare e la borsetta finiti in strada. Ho avuto la lucidità di dire il numero di mia madre, a memoria, e poi sono riuscita anche a ricordare il pin per sbloccare il telefono”.
Poi è stata accompagnata al Niguarda, dove è stata in coma farmacologico. Il percorso qual è stato?
“Fino al 10 luglio sono stata ricoverata in ospedale. Poi sono andata avanti e indietro. In tutto ho affrontato 10 operazioni, 7 concentrate nei primi dieci giorni e poi ad agosto, a novembre e lo scorso marzo. Interventi per innesti di pelle e per fratture e lesioni in più parti del corpo tra cui la mano, la spalla, il ginocchio e l’anca”.
Dovrà affrontarne altri?
“Sicuramente. Ho l’anulare della mano sinistra che è rimasto piegato. Un problema, dato che sono mancina. Non ho potuto nemmeno riprendere a lavorare: avevo un’occupazione come barista e mi davo da fare come make up artist, avendo frequentato una scuola specifica. Io non vedo l’ora di ricominciare a fare qualcosa per la mia indipendenza. Fisicamente mi sto riprendendo a poco a poco. Psicologicamente ho avuto dei crolli, quello più pesante risale a una sera: dopo aver visto a uno spettacolo le gambe di una drag queen ho pianto e urlato. Mi è scattato qualcosa. Poi, nel momento in cui ho guardato i video dell’incidente mi sono sentita male nel vedere la disperazione di mio padre. Però da ottobre vado in terapia da una psicologa e sto meglio. Toccato il fondo, volevo risalire. E mi rendo conto che di passi ne ho già compiuti tanti”.
Quali?
“Una volta tornata a casa non volevo più uscire la sera, a meno che non venissero a prendermi in macchina. Ora invece non mi faccio problemi e mi fa piacere uscire con gli amici, vestirmi e truccarmi. Non mi sono ancora abituata ad avere i capelli corti e infatti li sto facendo crescere. Se c’è un lato positivo, è che questa vicenda mi ha fatto scoprire una forza che non pensavo di avere. E poi tengo molto di più a me stessa: ora esigo sempre rispetto, mi voglio bene. Sono fiera anche delle mie cicatrici perché mi ricordano come ho reagito”.
Ha mai visto il ragazzo che l’ha investita?
“No. Io mi auguro gli ritirino la patente a vita. Il processo deve ancora iniziare. Andrò all’udienza per vedere se avrà il coraggio di guardarmi negli occhi”.
Si sente una miracolata?
“No, per niente: era il mio destino. Se oggi sono qui a sorridere lo devo a mia madre e a mio padre, sono le persone più importanti della mia vita. I miei sostegni. Poi a darmi gioia, da qualche mese, c’è il mio cagnolino Koda, uno shiba. Mi è capitato di sognare di essere investita da un autobus, di rialzarmi e urlare contro l’autista. Forse è il modo con cui il mio inconscio sta rielaborando l’accaduto, ricordandomi che nonostante tutto io ne sto uscendo vincitrice”.