CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Monza, ai Mulini Asciutti tra mugnai e studenti: dalla polenta di Monza all’energia pulita del Poli

L’opera di ingegneria idraulica fa parte della rete voluta da Napoleone. Farina locale e idrogeno ricavato dalla forza dell’acqua: sogni che convivono

La fornace dei Mulini Asciutti gestiti dal Creda nel Parco di Monza La macina può produrre dagli 80 ai 100 chili di farina all’ora

La fornace dei Mulini Asciutti gestiti dal Creda nel Parco di Monza La macina può produrre dagli 80 ai 100 chili di farina all’ora

Monza – La memoria della Brianza scorre nel Lambro e si racconta attraverso i mulini che ne celebrano la vita produttiva, culturale e civile. Per questo la consigliera regionale Alessandra Cappellari ha proposto un progetto di legge per la valorizzazione e il recupero dei mulini storici della Lombardia. A supportare il progetto il capogruppo della Lega Alessandro Corbetta.

Entrambi hanno intrapreso un viaggio tra i mulini della Brianza, cogliendone peculiarità e necessità, per farne un censimento, in vista di un itinerario storico culturale. Entrando nel Parco di Monza da Villasanta e incamminandosi per circa cento metri per un viottolo di ghiaia nel cuore della vegetazione, ci si imbatte nei Mulini Asciutti, un’opera di ingegneria idraulica che occupa 990 metri quadri, risalente al 1836, composta da due mulini ancora funzionanti (tre macine nella sala sud e tre nella sala nord), grazie alla cura del Creda che aggrega Agesci, Italia nostra, Legambiente e Wwf.

L’acqua del Lambro scorre, ma a pochi metri dalla città sembra che il tempo si sia fermato a quando Napoleone fece costruire i mulini nell’ambito della riqualificazione del Parco . Dal 2010, come spiega il segretario Luca Baglivo, Il Creda ha preso in gestione il complesso restaurando prima una ruota, ripristinando anche l’albero e i denti, poi l’altra collegata alla grande macina per il mais, oggi di un produttore valtellinese. Poco lontano i volontari hanno creato una piccola coltivazione di mais nero.

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Uno dei mulini in Brianza

“Le ruote vanno tenute sempre in funzione – spiega Baglivo – perché soffrono il passaggio asciutto/bagnato. Per questo avremmo bisogno che venisse dragato il fondo della roggia, per avere sempre acqua. Andrebbe poi riparata la pala di una ruota, danneggiata durante le 5 esondazioni del 2024”.

Una ruota intera da mulino costa sui 10 mila euro, mentre la riparazione 2.500. La struttura potrebbe essere utile ai piccoli prduttori di mais lombardi, ma occorrerebbe l’opera di un mugnaio che se ne occupasse due o tre volte all’anno: la macina può produrre dagli 80 ai 100 chili di farina all’ora. “Potrebbe essere interessante – interviene Corbetta – creare la farina per la Polenta di Monza”. Il mulino infatti è utilizzato per progetti di educazione ambientale per le scuole, ma anche per eventi aziendali, in cui si insegnano rudimenti di agricoltura igroponica in ufficio, con poca acqua e un po’ di terriccio, un campione di agricoltura sostenibile che guarda al futuro.

“Abbiamo voluto valorizzare i mulini e il circuito dell’acqua per la produzione di cibo – continua Baglivo – ma anche come fonte energetica. Con il Politecnico di Milano abbiamo studiato un progetto per la produzione di energia idroelettrica che porta a sua volta alla produzione di idrogeno in modo del tutto sostenibile. Per realizzarlo occorrerebbe un canale di finanziamento”.

Il futuro si intreccia con il passato che traspira dal soffitto architravato del fienile con i mattoni originali a vista, dal progetto originale dell’architetto Giacomo Tazzini. Anche questa parte è stata recuperata tra il 2018 e 2022, con finanziamento di fondazione Cariplo.