DANIELE DE SALVO
Cronaca

Un gioiello nascosto. La diga del Paradone riattivata dai volontari

Grazie agli archeologi industriali dell’Officina Gerenzone, “custodi“ del torrente è stato riportato alla luce e rimesso in funzione lo storico impianto di Lecco.

I volontari hanno ripulito le chiuse, le griglie e i vasconi liberandoli da pattume, sterpaglie e terra

I volontari hanno ripulito le chiuse, le griglie e i vasconi liberandoli da pattume, sterpaglie e terra

Dopo quarant’anni, la diga è tornata a riempirsi, le paratie ad alzarsi e abbassarsi e l’acqua a scorrere nei canali. Proprio come nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, quando la corrente del fiume era l’unica forza motrice per alimentare telai, magli, macine. È stato come un viaggio a ritroso nel tempo, fino all’epoca della rivoluzione industriale, quando Lecco era considerata una sorta di Manchester del lago, con setifici, stabilimenti tessili, fucine e ferriere. A far rivivere un pezzo di storia di Lecco sono stati i volontari di Officina Gerenzone, i custodi della memoria del Gerenzone, uno dei torrenti che attraversa la città, lungo cui e grazie a cui Lecco è diventata grande. Guidati dal presidente Paolo Colombo, giovane architetto di 26 anni, e da Carlo Polvara, 53 anni, dell’Ordine dei Cavalieri di Parte Guelfa, la cui missione è proteggere l’ambiente, gi archeologi industriali hanno riportato alla luce e rimesso in funzione la diga del Paradone, un impianto che regolava l’afflusso dell’acqua nelle fiumicelle laterali, cioè ai canali che, attraverso un complesso sistema di canalizzazioni e sbarramenti, portava acqua a ruote e mulini degli opifici per azionare i macchinari.

"La diga attuale risale alla fine dell’Ottocento, di quella precedente, costituita da contrafforti e paratie in legno, rimane memoria in un vecchio disegno del 1833 – spiega Colombo –. Il sistema di regolazione avveniva mediante paratie e volani a timone, ancor oggi protetti in un vecchio casello di muratura e legno risalente al 1904". I volontari, armati di vanghe, pale e rastrelli, hanno ripulito le chiuse, le griglie e i vasconi, liberandoli da pattume, sterpaglie e terra. Dal vecchio casello, con timoni in ferro sbloccati da oli lubrificanti, hanno poi abbassato le paratie principali, riempiendo la diga.

Non accadeva dal 1989, quando è stata sciaguratamente chiusa la fiumicella principale verso Castello e Lecco. "Uno spettacolo unico ed emozionante", confidano i volontari, che in precedenza avevano già riscoperto e ripristinato altre vie d’acqua dimenticate e soffocate da oblio e incuria e una chiusa vecchia di tre secoli. "Ed è solo l’inizio", promettono, perché non c’è né presente né futuro senza passato.