STEFANIA TOTARO
Cronaca

Colpito alla testa dalla leva del tornio: morto operaio di 48 anni. Si era appena scambiato di mansione con un collega

Choc alla Gusmar, piccola azienda storica di lavorazioni industriali. Si indaga sulla dinamica, il macchinario è stato messo sotto sequestro

I colleghi dell’operaio morto sul lavoro affranti fuori dalla fabbrica

I colleghi dell’operaio morto sul lavoro affranti fuori dalla fabbrica

Monza – Morto a 48 anni, colpito alla testa dalla leva di un tornio, a cui stava lavorando dopo essersi scambiato di mansione con un collega. L’infortunio, che ha visto vittima un uomo originario della Guinea ma con cittadinanza italiana, Toure Mamadou, è accaduto ieri mattina alla Gusmar, un’azienda specializzata in lavorazioni industriali con sede in via Angelo Mauri 18 a Monza. L’allarme è scattato poco prima delle 11: sembrava un malore in codice rosso, ma quando i soccorritori sono arrivati sul posto e hanno dichiarato il decesso del 48enne, è emerso un trauma da schiacciamento. Il personale di automedica e ambulanza hanno trovato l’uomo già in arresto cardiocircolatorio. Nonostante i tentativi di rianimazione, per lui non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono quindi intervenuti gli uomini della Questura di Monza e i tecnici di Ats Brianza, che hanno avviato gli accertamenti per chiarire l’esatta dinamica della tragedia. Da una prima ricostruzione, ad avere causato il trauma da schiacciamento mortale al capo dell’operaio è stata la leva del tornio, ma gli ulteriori approfondimenti dovranno verificare se sono state rispettate le precauzioni e le normative sulla sicurezza sul luogo di lavoro per evitare che si verificasse la tragedia.

Il macchinario è stato posto sotto sequestro su disposizione della Procura della Repubblica di Monza, che ha già aperto un fascicolo penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. La Gusmar di Gusberti Marcello è una piccola azienda fondata nel 1904, che da oltre 110 anni progetta, produce e commercializza valvole industriali. Ieri mattina il cancello bianco della ditta, un piccolo capannone adiacente agli uffici e attaccato ad una villetta a due piani, veniva continuamente aperto e richiuso per fare entrare in cortile prima le volanti della Questura, poi le auto dei tecnici dell’Ats, infine il furgone delle pompe funebri che si è portato via la salma dell’operaio. Ma nessuno aveva voglia di parlare di quanto accaduto.

I colleghi della vittima, una mezza dozzina di operai, alcuni giovani e altri più in là con l’età, sono stati invitati ad uscire dal capannone durante il sopralluogo degli inquirenti e si sono seduti accanto all’ingresso, su alcuni pallet, in silenzio. Davanti al cancello si è invece fermato un uomo su uno scooter bianco, visibilmente scosso perché nell’azienda lavora suo fratello. «Mi ha chiamato per dirmi cosa è successo e mi ha detto che aveva fatto scambio di mansioni proprio con il collega che poi è rimasto ucciso, era sconvolto, è davvero una tragedia – ha raccontato – sono passato a vedere se sta bene, ora me ne vado». Sulla cancellata della ditta un annuncio di lavoro per la ricerca di un operatore per macchine utensili invita a citofonare agli uffici.

«Sul registro degli infortuni mortali di Ats Brianza sono conteggiati 3 infortuni mortali, con quest’ultimo siamo quindi a quota 4», constata amaramente Federica Cattaneo, segretaria con incarico alla sicurezza sul lavoro di Cgil Monza Brianza, che aggiunge: «Ancora una volta ci troviamo di fronte a una piccola azienda. Dalla nostra esperienza, questi infortuni mortali hanno purtroppo una caratteristica ricorrente: spesso avvengono in realtà di dimensioni ridotte, non sindacalizzate, dove mancano figure di rappresentanza dei lavoratori e, dall’altra parte, in contesti di piccoli e medi appalti privati. È una combinazione che aumenta i rischi e i lavoratori sono più esposti e ricattabili».

A confermare questo punto di vista anche la riflessione di Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom Cgil Brianza. «Siamo pronti a dare tutela legale alla famiglia del lavoratore e nei prossimi giorni cercheremo di fare in questa azienda anche delle assemblee del personale dipendente. Non possiamo permettere che il lavoro diventi una trappola mortale». Per Roberto Frigerio, Segretario Cisl Monza Brianza Lecco con delega a Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro «è necessario investire su una formazione vera, non bastano una manciata di ore e la consegna di un opuscolo per evitare eventi tragici come quelli di oggi».