
L'eredità di Giorgio Armani
Anche se non vi sono dichiarazioni ufficiali circa i tempi, non ancora definiti – prima che il notaio Elena Terrenghi possa procedere alla lettura – cresce l’attesa per il momento che famiglia, azionisti e curiosi stanno aspettando: l’apertura del testamento.
Giorgio Armani non aveva figli né coniuge: non avendo eredi legittimi “necessari” secondo la legge italiana, ha potuto disporre liberamente del suo patrimonio. In vita, il fondatore ha preparato per tempo uno statuto “blindato” con sei categorie di azioni e attribuendo un ruolo chiave alla Fondazione Armani. In base alle informazioni attuali, saranno 5 le persone chiamate dal notaio per l’apertura delle ultime volontà di Re Giorgio: la sorella Rosanna (86 anni). i tre nipoti Silvana (69 anni) e Roberta Armani (54) – figlie del fratello defunto Sergio – e Andrea Camerana (55) – figlio di Rosanna – insieme al suo braccio destro e compagno di una vita, Leo Dell’Orco (72). Figure che siedono già nel consiglio di amministrazione della maison.
Dell’Orco, in particolare, è stato per anni il consigliere delegato dell’azienda e uomo ombra dello stilista, mentre Camerana e le cugine Armani rappresentano la famiglia all’interno della società. Al loro fianco nel board siedono anche manager esterni di alto profilo, come Federico Marchetti (fondatore di Yoox) e Irving Bellotti, banchiere di Rothschild, a testimonianza dell’equilibrio voluto tra familiari e professionalità esterne. La ripartizione esatta dell’eredità tra i familiari e i collaboratori si conoscerà solo all’atto formale di apertura.
Nell’immediato, però, per gestire la transizione senza scossoni, è previsto che un comitato ristretto, guidato da Leo Dell’Orco, per prendere le redini operative del gruppo fino all’entrata in vigore del nuovo assetto. Proprio dal momento dell’apertura del testamento diventerà effettivo lo statuto societario – aggiornato nel 2023 – che ridisegna la governance dell’azienda attraverso un sistema di sei categorie di azioni con diritti di voto e poteri di gestione differenziati ma uguali diritti sui dividendi e sul patrimonio. Il cuore del nuovo assetto è la suddivisione del capitale della Giorgio Armani S.p.A.: le azioni di categoria A rappresentano il 30% del capitale sociale, mentre le azioni F ne rappresentano un altro 10%. Le restanti quattro categorie (B, C, D, E) coprono ciascuna il 15% del capitale. La differenza cruciale risiede nei diritti di voto: ogni azione A dispone di un voto rafforzato (vale 1,33 voti) e ogni azione F vale addirittura 3 voti. Le azioni delle categorie intermedie B–E, invece, corrispondono presumibilmente al voto ordinario (un voto per azione).
Di conseguenza, i soci titolari delle sole categorie A ed F – pur detenendo complessivamente soltanto il 40% del capitale – controlleranno oltre il 53% dei voti nelle assemblee societarie. Questo azionariato “a doppia velocità” si riflette direttamente anche nella composizione degli organi amministrativi. I detentori di azioni A avranno il diritto di nominare tre consiglieri di amministrazione, tra cui il presidente mentre i possessori di azioni F potranno nominare due consiglieri, esprimendo tra essi l’ad. Considerando che il Cda sarà composto da otto membri, ne consegue che i rappresentanti delle categorie A ed F avranno un ruolo determinante nel selezionare la leadership.
Questo complesso sistema è stato concepito da Armani per concentrare il controllo del gruppo in mani fidate. In pratica si crea una distinzione tra “soci forti” (categorie A e F) e soci ordinari (B-E), mantenendo però un equo trattamento finanziario per tutti. È assai probabile che la Fondazione deterrà proprio le azioni A e F, accentrando così in essa il baricentro del controllo societario. Gli eredi familiari e i collaboratori di fiducia, dal canto loro, potrebbero essere destinatari delle categorie B-E, che detengono la maggioranza del capitale pur senza poterne controllare da sole la governance. Al di là della ditta, il testamento dovrà distribuire un vasto patrimonio personale fatto di beni immobili e investimenti pregiati accumulati dallo stilista.