
Firma accordo tra Comune, carcere e forze sociali
Monza, 28 luglio 2025 – La città entra in carcere con due sportelli a servizio degli “invisibili“. È stato firmato lunedì 28 luglio il protocollo d’intesa per realizzare uno Sportello lavoro e uno Sportello diritti nella Casa circondariale di Monza. Il documento è stato siglato dal sindaco Paolo Pilotto, dalla direttrice di via Sanquirico Cosima Buccoliero, da Afol Monza e Brianza rappresentata da Silvia Costa e dai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil Walter Palvarini, Mirco Scaccabarozzi e Giancarlo Pagani.
Finalità degli sportelli
Lo Sportello diritti è finalizzato a facilitare la fruizione dei servizi pubblici del Comune di Monza alle persone che si trovano in stato di privazione della propria libertà personale e offre orientamento e consulenza per le prestazioni sociali e sui differenti servizi.
Lo Sportello lavoro, come spiega Silvia Costa, responsabile del Centro per l’impiego Afol di Monza, è gestito da un operatore che una volta alla settimana entra in carcere per prendere in carico i bisogni dei detenuti in vista di una riqualificazione professionale: avvia colloqui di accoglienza, valutazione, orientamento, stesura di curriculum e interventi finalizzati al reinserimento lavorativo. In collaborazione con i propri uffici Afol, con Fondazione Clerici, Energheia, Scuola Borsa e altri enti del territorio costruisce percorsi individuali. Lo strumento utilizzato è il programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori), per far sì che chi esce dal carcere conosca un mestiere e possa ricollocarsi nella società civile. Il tutto sotto la regia della direttrice della Casa circondariale Cosima Buccoliero.
Corsi offerti: dalla sartoria al verde
«Con i partner sono stati offerti corsi per la sicurezza sul lavoro, spendibili sia in carcere che fuori – spiega Costa – corsi di sartoria che poi trovano impiego nelle aziende di legno arredo di Meda e dintorni, sempre alla ricerca di cucitori e tappezzieri per imbottiti». Tanti anche i percorsi per manutentori del verde, insieme alla Scuola Paolo Borsa, o il laboratorio di falegnameria, a quattro mani con l’istituto Meroni di Lissone. Dopo il lavoro di front office, i funzionari offrono una serie di certificati e servizi amministrativi di back office, per mettere in moto la macchina burocratica. Avere i documenti in ordine è presupposto fondamentale per non essere invisibili alla “società di fuori“.
Carta identità per i 735 detenuti
Per questo, da tre settimane, l’Ufficio servizi al cittadino (ufficio anagrafe e servizi demografici) ha attivato per il carcere uno strumento meccanico/digitale per fornire la Carta d’identità elettronica (Cie) per tutti i cittadini di Monza e Brianza reclusi, cioè circa un terzo dei 735 detenuti; per altrettanti di altre province il percorso si può attivare grazie all’Anpr (Anagrafe nazionale popolazione residente) che permette la collaborazione tra i comuni italiani. Restano fuori al momento circa 200 detenuti senza documenti che durante la detenzione risultano residenti presso la Casa circondariale.
Una volta al mese due operatori dello Sportello diritti del cittadino entrano in carcere per offrire servizi anagrafici come l’autenticazione di firme, per documenti necessari ai familiari, oppure per pratiche dello Stato civile. Per esempio grazie al loro aiuto un detenuto potrà convolare a nozze con il partner del cuore che aspetta fuori, oppure, potrà svolgere le pratiche di riconoscimento dei figli. Lo Spid non può essere utilizzato in carcere, non avendo i detenuti lo smartphone disponibile, ma con la Cie si può fare domanda per benefici, sussidi o per accedere a un bando di assegnazione di una casa popolare.
Dettagli dell'intesa
L’intesa, valida fino al 31 dicembre 2027, prevede un tavolo di coordinamento fra gli enti sottoscrittori del protocollo e il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. "Quello di oggi è un passo in avanti nel segno dei diritti che appartengono anche a coloro temporaneamente privati della libertà – spiega il sindaco Paolo Pilotto – Sono convinto che fornire opportunità concrete di ricominciare sia il dovere delle Istituzioni”.