STEFANIA TOTARO
Monza Brianza

Monza e protesta carceri, in piazza una cella di 4 passi per 2: ecco come si vive dietro le sbarre (e col caldo)

Gli avvocati delle Camere penali del Distretto di Corte di Appello di Milano hanno voluto sensibilizzare la cittadinanza sulla realtà del sovraffollamento carcerario del penitenziario di via Sanquirico. Alcuni cittadini si sono attivati per donare dei ventilatori

Piazza Roma iniziative per il carcere

Piazza Roma iniziative per il carcere

Monza, 17 Luglio 2025 - Una struttura delle dimensioni di una cella di 4 passi per 2 nella centralissima piazza dell'Arengario. L'hanno mostrata gli avvocati delle Camere penali del Distretto di Corte di Appello di Milano-Lombardia Occidentale (Busto Arsizio, Como-Lecco, Milano, Monza, Pavia, Sondrio, Varese) per sperimentare concretamente cosa significa vivere nelle condizioni che migliaia di detenuti subiscono ogni giorno nelle carceri, compreso quello monzese. In uno spazio da condividere ridotto al minimo che con il caldo diventa l'inferno. Tanto che alcuni cittadini si sono mossi per fare avere dei ventilatori ai detenuti di via Sanquirico.

"R-Estate in Cella": espiazione con recidiva

guzzi Monza Camera Penale
Piazza Roma iniziative per il carcere

“R-Estate in cella: il tema caldo del carcere” è stata l'occasione per fare il punto su una situazione bollente, anche nei mesi meno caldi. "Volevamo suscitare curiosità per denunciare come si vive l'espiazione della pena e spiegare che il carcere vissuto così non è rieducazione ma è una scuola di recidiva, quindi è interesse di tutti capire senza voltare lo sguardo", ha dichiarato il presidente della Camera penale di Monza, l'avvocato Marco Negrini. Perchè il 30% delle persone in carcere sono in attesa di giudizio e potrebbero essere innocenti.

La storia di Marco Sorbara

Come è successo a Marco Sorbara, 55 anni, l'ex assessore di Aosta e consigliere regionale che ha trascorso 909 giorni dietro le sbarre con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Arrestato nel 2019, condannato in primo grado a 10 anni di reclusione, poi assolto, anche grazie alla difesa dell'avvocato monzese Raffaele Della Valle. Ora ha trasformato questa esperienza drammatica in impegno sociale. La cella fac-simile l'ha costruita lui e la porta con sè quando va a raccontare cosa gli è accaduto.

C’è chi si toglie la vita

"All'inizio volevo scappare perché mi sentivo sporco, inadeguato e non più considerato una brava persona - ha ricordato Marco Sorbara - e ho capito che alla politica di queste cose non interessa niente. Ma quello che è successo a me può capitare a chiunque. Al carcere di Biella sono stato 45 giorni in isolamento, di cui 33 senza vedere la mia famiglia, in una cella con il letto in ferro cementato. Ti tolgono tutto, anche la dignità. Allora ho deciso di iniziare a parlarne ai ragazzi che frequento come allenatore di hockey. Non do nessun consiglio, l'unica cosa che dico è che il carcere così non ha senso. Chi non ha famiglia, una passione, non ha strumenti, si toglie la vita perché esci fuori e sei da solo".

Reinserimento sociale per ridurre la recidiva

La recidiva è del 70%, ma nelle carceri dove c'è reinserimento scende sotto il 5%. "Stiamo lavorando sulla formazione e sul reinserimento lavorativo dei detenuti perché quello fatto fino ad oggi evidentemente non basta, altrimenti non saremmo in questa situazione", ha annunciato la consigliera lombarda e presidente della Commissione carceri Alessia Villa.