STEFANIA TOTARO
Cronaca

Bancarotta a rischio prescrizione. A processo per il fallimento Bames

Gli ex lavoratori della società si oppongono alla modifica del capo d’accusa che annullerebbe le pene. I dipendenti: "Alle persone lasciate per strada non resterebbe nulla, dopo avere subito danni e disagi".

Gli ex dipendenti Bames protestano contro l’ipotesi di derubricare l’accusa da bancarotta fraudolenta a semplice, che farebbe scattare la prescrizione

Gli ex dipendenti Bames protestano contro l’ipotesi di derubricare l’accusa da bancarotta fraudolenta a semplice, che farebbe scattare la prescrizione

"Quella della Bames non è stata solo una bancarotta, è stato dimostrato che alcune somme sono state distratte in modo fraudolento. Quindi chiediamo la conferma della sentenza di condanna del Tribunale di Monza". Gli ex lavoratori della società vimercatese, ex Ibm poi Celestica, fiore all’occhiello della Silicon Valley brianzola e finita invece per chiudere i battenti nel 2013 lasciando a casa 850 dipendenti, si oppongono all’ipotesi che il fallimento possa venire cancellato dal colpo di spugna della prescrizione. A chiederlo nel processo in corso davanti alla Corte di Appello di Milano è stata la Procura generale, sulla base di un accordo con alcuni dei 6 condannati in primo grado con sentenza del Tribunale di Monza per bancarotta fraudolenta.

Un’accusa che potrebbe venire modificata in quella meno grave di bancarotta semplice, che ormai è caduta in prescrizione. Come già successo in appello ai figli di Vittorio Romano Bartolini, Selene e Massimo, condannati in primo grado a 4 anni e 8 mesi, che poi hanno ottenuto la prescrizione per bancarotta semplice. Verrebbero quindi annullate le pene inflitte dai giudici monzesi dopo un lustro di udienze: 8 anni all’anziano patron Vittorio Romano Bartolini, 6 anni al manager omonimo Giuseppe Bartolini, 4 anni e mezzo all’ex presidente di Celestica Italia Luca Bertazzini e al membro del collegio sindacale Riccardo Toscano, 4 anni e 3 anni e 8 mesi ai colleghi Salvatore Giugni e Angelo Interdonato. Il Tribunale aveva disposto una provvisionale di 5 milioni di euro sul risarcimento dei danni alla curatela del fallimento e 5mila euro di danni morali ciascuno ai 63 ex lavoratori parti civili. Somme che la pronuncia di prescrizione annullerebbe.

La Procura di Monza aveva chiesto condanne fino a quasi 10 anni parlando di "distrazioni dolose". Sotto accusa un contratto di lease back e un finanziamento con cui Bames ha ottenuto circa 87 milioni di euro. Denaro che, secondo l’accusa, era servito per acquistare partecipazioni in altre società e finanziare altre aziende del Gruppo. La difesa degli imputati sostiene che l’obiettivo era ricollocare i dipendenti con un piano di reindustrializzazione condiviso con tutte le parti sociali, che poi invece è naufragato per le peggiorate condizioni del mercato del lavoro. "La cosa che più lascia l’amaro in bocca è che agli ex dipendenti lasciati per strada non resterebbe nulla – sostengono gli ex lavoratori – dopo avere subìto sulla propria pelle le scelte di chi ha causato loro forti disagi economici, danni psicologici e drammi familiari". Si torna in aula ad ottobre.