GIAMBATTISTA ANASTASIO
Politica

Lega-FdI, in Lombardia una poltrona per due: l’ipotesi dello scambio con il Veneto e del voto in (mini) anticipo nel 2028

Carlo Fidanza in pole per dare ai meloniani un governatore nel Nord Italia. Il patto con Mantovani e lo scenario di una candidatura di Atilio Fontana alla Camera

Attilio Fontana, governatore lombardo, e Carlo Fidanza, suo possibile erede

Attilio Fontana, governatore lombardo, e Carlo Fidanza, suo possibile erede

Milano, 14 settembre 2025 – Le ambizioni di Fratelli d’Italia di esprimere la presidenza della Regione Lombardia già nel 2027 e le necessità della Lega di resistervi per giocarsi le elezioni Regionali solo nel 2028, solo alla scadenza naturale della legislatura, potrebbero incontrarsi e pacificarsi nella terra di mezzo di un periodo cuscinetto successivo alle elezioni Politiche che consenta ad Attilio Fontana, attuale governatore, di arrivare il più vicino possibile alla fine del suo secondo mandato.

Il condizionale è d’obbligo perché gli scenari sui quali da giorni si dibatte e si susseguono soffiate sono tutti di là da venire. In politica due anni sono lunghi. Detto questo, è un fatto che nella coalizione di centrodestra, in questa fase, ci siano interessi divergenti sull’organizzazione del calendario elettorale. FdI ha interesse a unire in un election day le Politiche, le Regionali e, perché no, le Comunali di Milano. Un’unificazione non proprio scontata se si considerano le scadenze naturali delle tre consultazioni: indicativamente primavera 2027 per Palazzo Marino, settembre-ottobre 2027 per Palazzo Chigi e marzo 2028 per Palazzo Lombardia. L’obiettivo dei meloniani è ovvio: sfruttare il vento favorevole, far pesare il voto di opinione anche nelle consultazioni locali e provare così ad avere un presidente di Regione al nord, per la prima volta nella storia del partito, e, sfida più difficile, andare al governo del capoluogo lombardo.

Per la Regione il nome, almeno oggi, ci sarebbe già: Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo. La sua corrente e quella di Mario Mantovani, stando ai rumors che arrivano dai palazzi lombardi, hanno siglato un’alleanza (già definita “Santa Mantovananza” all’interno del partito per via della crasi tra i cognomi dei due capicorrente e dell’assonanza con la Santa Alleanza) funzionale proprio a lanciare le ambizioni da governatore di Fidanza, che dalla sua ha, elemento decisamente più significativo, Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio. Ma all’evento di venerdì all’Abbazia Mirasole, evento da considerare come un’investitura secondo più di un esponente di FdI, c’era anche Ignazio La Russa, uomo forte del partito. Fidanza, però, prende tempo: “Prematuro parlare di una mia candidatura”, ha fatto sapere venerdì.

La Lega non ha alcun interesse ad anticipare le Regionali. E neppure i consiglieri regionali (di qualunque partito) sono entusiasti di perdere mesi di indennità. Il Carroccio ha invece interesse a preservare le Regionali come elezioni di carattere locale e amministrativo sganciandole così dalle Politiche nelle tempistiche e nelle dinamiche. Senza contare che la Lega restituirebbe al proprio elettorato un’immagine di debolezza e subalternità se dovesse passare il concetto che in Lombardia si chiude prima perché si deve far posto a un governatore meloniano visto che i meloniani hanno gentilmente concesso ai leghisti di esprimere il governatore in Veneto.

Sì, perché ci sarebbe pure questo elemento: lo scambio tra il Veneto alla Lega oggi e la Lombardia a FdI domani. Uno scenario che i big del Carroccio si sono impegnati a negare. “Parlare di anticipo è fantapolitica – ha detto ieri Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato e segretario della Lega Lombarda – Che si parli di Lombardia tre anni prima è fantapolitica. Alle ultime Regionali Lega e lista Fontana hanno ottenuto più o meno gli stessi voti di FdI”. Così pure Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera: “Le elezioni in Lombardia sono tra un secolo se pensiamo ai tempi della politica. Si vota nel 2028 e dopo le Politiche. Parlarne adesso è presto”.

La soluzione di compromesso, stando a indiscrezioni da prendere come tali, potrebbe essere la seguente: andare alle urne per le Politiche e le Comunali a ottobre 2027, consentire a Fontana di essere eletto in Parlamento e, soprattutto, lasciargli un periodo cuscinetto di circa tre mesi per risolvere l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di governatore in modo da andare comunque al voto per le Regionali nel 2028, ma un po’ prima della scadenza della legislatura. Un precedente c’è: Nicola Zingaretti nel 2022 si dimise da governatore del Lazio due mesi dopo l’elezione alla Camera.