
Il caso
Milano – L’avvocato contro gli avvocati. Si può sintetizzare così il contenzioso legale di cui stiamo per darvi conto, anche se la vicenda è molto più complessa, con strascichi dolorosi per il professionista che ha denunciato due colleghi per la diffusione di dati sensibili che lo riguardano. Il processo è alle battute finali: martedì è in programma un’udienza che potrebbe portare a una composizione bonaria (con un possibile accordo economico), sebbene gli accusati non si siano mai presentati in aula e non abbiano mai recapitato una lettera di scuse.
Stiamo ai fatti. Tutto inizia nel maggio del 2022, quando l’avvocato quarantenne, iscritto all’ordine di Milano e assistito dal collega Luca Camaggi, scopre con una rapida ricerca sul web che esiste un file pdf con un provvedimento giudiziario che l’ha visto coinvolto come parte offesa, con tanto di dati anagrafici in chiaro. Cliccando sul link, si apre il testo della sentenza arrivata a valle di una causa civile da lui intentata contro un medico torinese per “danni biologici permanenti” generati da un “trattamento chirurgico errato”.
Gli autori della pubblicazione? Gli avvocati V. L. e M.L., che in quel caso difendevano il camice bianco. Il nome del quarantenne è in bella vista, così come alcuni dati sul suo stato di salute e sui farmaci che assume; le altre generalità sono regolarmente omissate. “Il contenuto del provvedimento pubblicizzato è gravemente pregiudizievole per la mia reputazione e per la mia riservatezza”, accusa il diretto interessato nella denuncia per diffamazione e illecito trattamento dei dati personali. Di più: per il legale, i colleghi, entrambi iscritti all’ordine di Napoli e titolari di un sito in cui si autodefiniscono “leader in maxi risarcimento danni”, hanno volontariamente “dato in pasto all’opinione pubblica dati sensibili in modo da lederne la credibilità come professionista”.
Una ricostruzione che ha portato la pm Ilaria Perinu a citare direttamente a giudizio i due professionisti, che hanno optato per l’abbreviato davanti al giudice Maria Paola Canepari della quarta sezione penale del Tribunale. Da ricordare che sempre in Procura a Milano pende un altro procedimento per lesioni con le medesime controparti: il quarantenne imputa ai colleghi anche le “conseguenze psichiche” provocate dalla divulgazione del verdetto on line.