
Una mamma con un bambino
Milano, 23 settembre 2025 – Inverno demografico, anzi glaciazione demografica. Sempre meno culle occupate nei reparti maternità italiani (e Milano non fa eccezione, anzi). Qualche dato? Il numero medio di figli per donna in Italia è di 1,18, di fatto un minimo storico. Insomma ormai anche fare due figli (cosa che fino a qualche decennio fa era “la prassi”) è diventato quasi un “azzardo”, una scelta controcorrente. Dati che preoccupano per le loro implicazioni sull'equilibrio del mercato del lavoro e del sistema previdenziale ma che devono portare ad acndere i riflettori sulle cause socioeconomiche del fenomeno della denatalità. Fare figli non è un obbligo (ribadiamolo) ma se la decisione di non mettere al mondo un bambino è connessa all'elevato costo di mantenimento di un figlio e dall'assenza di sufficienti misure di sostegno alla genitorialità, allora il discorso è diverso. E va affrontato diversamente.

In Lombardia il crollo delle nascite svuota le scuole
Per avere il polso della situazione possiamo pensare a una realtà vicina a tutte le famiglie, quella scolastica. Che in Lombardia il crollo delle nascite sta impattando direttamente sulle scuole è cosa ormai nota, ma, anno dopo anno, si assiste ad un trend che sembra inarrestabile. Sono 1.097.933 gli studenti e le studentesse della Lombardia, dal primo anno d’infanzia all’ultimo di secondaria di II grado, con un totale di 53.367 classi. Confrontando i dati pubblicati dall’Ufficio scolastico regionale della Lombardia, parliamo, in pratica, di 45mila studenti e studentesse in meno rispetto all’anno scolastico 2022-2023, pari a 1.193 classi in meno in soli tre anni. In valore assoluto, la perdita maggiore è nel Milanese (-14.725 alunni), seguita da Bergamo (-6.719) e Brescia (-5.615). In valore percentuale sul totale della popolazione studentesca, il calo di iscritti supera il 5% a Bergamo, Lecco, Como e Monza; è tra il 4% ed il 5% a Milano e Varese, mentre Pavia ha la tenuta maggiore con “solo” il -0,3% di studenti in meno in tre anni.
A Milano prezzi superiori del 20%
Secondo i calcoli di Moneyfarm, crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni comporta una spesa compresa tra i 107.000 e i 205.000 euro, per una media di circa 156.000 euro (oltre 8.500 euro all'anno), con un aumento del +12% rispetto alle ultime rilevazioni effettuate nel 2022, a fronte di una crescita media dell'inflazione pari al +9% circa nello stesso periodo. E se parliamo di Milano – ça va sans dire – i prezzi sono superiori di almeno il 20% rispetto alla media nazionale. Questo partendo dal momento della nascita e senza calcolare i costi che precedono il parto (una coppia di futuri genitori deve mettere in conto una spesa media di 5.000 euro per visite, ecografie, corso preparto, sala parto e corredo per il neonato).

Figli: i costi aumentano con l’età
E le cose – va detto – sul fronte finanziario non migliorano con l’età, anzi. Più ci si avvicina all'età adulta, più il mantenimento di un figlio diventa caro, con un incremento marcato a partire dalla scuola primaria. Secondo l’indagine queste sono gli impegni economici medi per fasce d’età:
- 0 - 3 anni: il costo oscilla tra gli 11.700 e i 27.000 euro per i primi quattro anni di vita, su cui pesano soprattutto le spese per prodotti per la prima infanzia, l'assistenza (nido o babysitter) e gli acquisti essenziali (passeggini, culla, ecc.);
- 4 - 5 anni: il conto sale leggermente, passando a 10.700 - 30.000 euro, complice l'ingresso nella scuola dell'infanzia, con costi legati a mensa, materiale didattico, abbigliamento e qualche attività extrascolastica
- 6 - 11 anni: il salto è più netto, con una spesa approssimativa tra i 31.500 e i 46.000 euro per il periodo della scuola primaria. Ad incidere sono soprattutto trasporti, mensa scolastica, doposcuola e attività sportive o culturali
- 12 - 18 anni: il costo continua ad aumentare in modo significativo, raggiungendo i 75.000 - 109.700 euro per l'intero arco delle scuole medie e superiori.
- Il picco massimo si tocca nella fascia d'età 15-18 anni, quando per provvedere a un figlio si sfiora una media di 11.750 euro annui.
E se si decide di allargare la famiglia? Si stima che il secondo figlio peserebbe sul bilancio familiare con un incremento del 70-80% rispetto al costo del primo: un carico complessivo comunque elevato, che fa sì che le famiglie numerose in Italia siano sempre più rare. "Avere un figlio, in Italia, comporta una spesa notevole che, al di là di forme di sostegno parziali, ricade quasi interamente sulle famiglie – ricorda Davide Cominardi, investment consultant manager di Moneyfarm -. E' quindi una scelta che merita di essere pianificata con cura: una programmazione consapevole permette di allocare al meglio le risorse, così da rispondere in modo efficace ai bisogni del bambino e garantire l'equilibrio economico dell'intero nucleo familiare”.