
Secondo le previsioni nei prossimi decenni boom di attività gestite da stranieri
Milano, 15 maggio 2025 – Le cause sono diverse e vanno dal crollo delle nascite allo scarso appeal del lavoro manuale, dal mancato passaggio generazionale ai costi che scoraggiano chi cerca di aprire un’attività, fino al grande tema della scuola. Le conseguenze sono una progressiva erosione del numero di artigiani italiani a Milano: nei prossimi 100 anni, se non ci sarà un’inversione di tendenza, rischiano di estinguersi e di rimanere relegati in nicchie legate al lusso, alla moda, al tech e alla creatività.
I mestieri in via d’estinzione
Addio a idraulici e panificatori italiani, parrucchieri e riparatori di auto, una progressiva e inarrestabile sostituzione sotto la Madonnina nella filiera dell’edilizia e in quasi tutta la vasta gamma di mestieri che rientrano nell’ambito delle attività artigianali e servizi alla persona. Una fotografia che emerge da un’indagine di Unione Artigiani Milano, consultata dal Giorno, che ha chiesto a diverse piattaforme di intelligenza artificiale di elaborare previsioni sul settore nei prossimi 50 e 100 anni. Stime realizzate incrociando dati attuali su demografia e immigrazione, trend degli ultimi anni e titolari di nuove imprese, iscritti a scuole e centri di formazione professionali. Dati proiettati sul futuro.
La situazione attuale
Oggi a Milano città le ditte individuali artigiane censite dal registro imprese sono 20.614 (25.923 includendo le società): quasi una su due è straniera, il 47% del totale. Gli italiani sono già minoranza in tanti settori, a partire dall’edilizia e dalle pulizie. Ogni anno sale il numero delle ditte non italiane nell’ambito del tessile e dell’alimentare. Il progressivo sbilanciamento si avverte in quasi ogni comparto, a parte per ora la metalmeccanica, la chimica, le autoriparazioni, la cura del verde, l’ambito artistico-creativo. Si stanno progressivamente perdendo conoscenze e tradizioni, che un tempo venivano tramandate di padre in figlio.
I prossimi cinquant’anni
Senza una rapida inversione di tendenza, analizza Unione Artigiani, nei prossimi decenni le ditte con titolare italiano diventeranno minoranza. Già nel 2075 gli artigiani meneghini saranno ridotti a un terzo, sempre più anziani e che dovranno concorrere con un numero di ditte guidate da non italiani in fortissima crescita: imprese straniere che dalle 9.600 di oggi saliranno tra 50 anni a 13mila.
Il prossimo secolo
A Milano, fra un secolo, rimarranno in attività meno di quattromila degli attuali 11mila artigiani italiani oggi sul mercato. Le imprese straniere, sempre fra un secolo, sfonderanno quota 14mila: ci saranno quattro titolari stranieri per ogni ditta italiana. Lo stesso trend si registrerà considerando la macro-area della Città metropolitana. Fra 50 anni gli attuali 23.037 artigiani italiani caleranno, sempre secondo l’intelligenza artificiale, a 13mila. E poi si ridurranno, sempre fra un secolo, a 10.800. I non italiani, cresciuti del 30% negli ultimi 10 anni e arrivati oggi a quota 10.031, con questo tasso di intraprendenza potrebbero arrivare a 24mila fra 50 anni e sfiorare 30mila fra 100.
Le proposte
Per tamponare gli squilibri è necessario agire sui giovani. Marco Accornero, segretario di Unione Artigiani, propone “un servizio civico artigiano obbligatorio”, con 500 ore pagate con un bonus “per creare generazioni empatiche verso i mestieri manuali, con scambi con l’estero e incubatori”. Nella partita si inserisce anche l’intelligenza artificiale. “Ad oggi – conclude Accornero – ci vogliono almeno 15/20 anni di formazione ed esperienza sul campo per costruire un artigiano.
Intanto sta cambiando tutto: l’IA farà abiti su misura in giornata, i robot costruiranno case e mobili. Dovremo avere il coraggio di dare vita a politiche completamente nuove. Penso a nuove alleanze tra artigiani, artisti, biologi, ingegneri e scienziati. Dovremo, ad esempio, garantire un reddito agli artigiani che tramandano un mestiere. Mi immagino anche botteghe mobili dell’artigianato che possano animare periferie e piccoli centri. A spazi artigiani solo femminili e fondi per la riparazione degli elettrodomestici, sul modello francese”.