
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli interviene sul caso San Siro
Milano – La mossa che non ti aspetti. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli, rispondendo in Senato a un’interrogazione di Elena Sironi del M5S, fa capire che la partita per il futuro dello stadio di San Siro non è ancora chiusa né sul fronte del vincolo sul secondo anello che quest’anno compie 70 anni né su quello di un vincolo storico-relazionale perché “l’eventuale alienazione dello stadio non precluderebbe la possibile apposizione del suddetto vincolo qualora se ne ravvisassero le condizioni”.
Giuli parte in contropiede, mentre si aspetta che il Comune, proprietario del Meazza, concluda la cessione dello stadio e dell’area limitrofa a Milan e Inter entro il prossimo 31 luglio. Una scadenza fissata da Palazzo Marino proprio per evitare che lo stadio sia ancora di proprietà comunale il prossimo 10 novembre, quando scatterebbe il vincolo sul secondo anello in caso di impianto ancora pubblico. Almeno così sembrava prima dell’intervento del ministro.

A Palazzo Madama, infatti, Giuli, rivolto alla senatrice pentastellata, promette di “verificare tramite gli uffici competenti gli elementi che a detta degli interroganti farebbero risalire a prima del novembre 1955 l’utilizzo del secondo anello dello stadio San Siro. Stante anche la vicinanza della data del compimento del 70° dalla costruzione, inviterò i medesimi uffici a fornire un parere definitivo, segnalando peraltro la necessità di stabilire in maniera univoca la data di decorrenza dei 70 anni”.
Non solo. Il Meazza per ora non è sottoposto a disciplina di tutela ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, né sotto il profilo monumentale, né sotto il profilo paesaggistico. Ai sensi degli articoli 10 e 12 del citato Codice, gli immobili di proprietà pubblica (come lo stadio di San Siro) sono considerati vincolati in presenza di due requisiti non alternativi: devono essere opera di autori non più viventi e la loro esecuzione deve risalire ad oltre 70 anni, indipendentemente dalla verifica dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico che può successivamente compiersi d’ufficio o su richiesta dei soggetti cui i beni appartengono. “In particolare – continua il ministro – per quanto concerne la questione del requisito della vetustà, cioè dei 70 anni del secondo anello, il primo documento che ne attesta formalmente l’avvenuta ultimazione delle opere del contratto principale di realizzazione è il verbale di collaudo provvisorio datato 10 novembre 1955. Pertanto, per poter avviare il procedimento di verifica dell’interesse culturale per il secondo anello è necessario attendere il 10 novembre 2025”.
La senatrice Sironi replica contestando la data del 10 novembre. Certo, c’è il verbale di collaudo ma secondo l’esponente del M5S ci sarebbero foto documentali di partite di calcio giocate al Meazza nel giugno 1955, in cui il pubblico già occupava tribune per tre quarti e la parte esterna dello stadio era già esistente. Considerando questa data si potrebbe mettere il vincolo, impedendo al Comune di vendere il Meazza. Per quanto riguarda l’apposizione di un vincolo storico-relazionale sull’intero stadio, invece, Giuli sottolinea che, “posto che il Ministero, come ricordato, si è già espresso nel merito nel 2020 con parere negativo della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Lombardia, si rappresenta che l’eventuale alienazione dello stadio non precluderebbe la possibile apposizione del suddetto vincolo qualora se ne ravvisassero le condizioni”.
Una mossa che il sindaco Giuseppe Sala non si aspetta, perché farebbe saltare l’operazione San Siro, cioè la vendita ai club e la realizzazione di un nuovo stadio nell’area limitrofa al Meazza, che successivamente sarebbe parzialmente demolito e rifunzionalizzato.