
Una foto allegata al ricorso (dall’archivio De Biasi) con le pecore all’ombra del Meazza
Per dimostrare che "il vincolo storico e architettonico" sullo stadio di San Siro "è già sussistente", le avvocate Veronica Dini e Roberta Bertolani hanno scavato nel passato, ricostruendo la cronologia delle partite di calcio che si disputavano negli anni ’50, in un’Italia in bianco e nero. Allegano al loro ricorso al Tar articoli, scatti d’epoca e anche una foto dell’archivio De Biasi, con le pecore che brucano l’erba e il Meazza sullo sfondo, perché "alla fine del 1954 la struttura esterna dello stadio era integralmente costruita e riconoscibile". Una mole di documenti per sostenere che l’8 giugno 1955 "il 76,85% dello stadio è completo e funzionante". Punti al centro di un nuovo ricorso al Tar della Lombardia, ultima mossa del comitato “Sì Meazza“ di Luigi Corbani, dei promotori del referendum e di una rete di comitati e realtà milanese, tra cui l’associazione Le Giardiniere, per tentare di bloccare la vendita a Inter e Milan dello stadio di proprietà del Comune.
Il vincolo, quindi, sarebbe già scattato perché sono già trascorsi 70 anni e quindi, è la tesi dei ricorrenti, "le società potrebbero acquistare le strutture che – alla data dell’acquisto – non avevano compiuto 70 anni, ossia il 23,15% del secondo anello". Chiedono quindi di "sospendere in via cautelare" gli atti al centro del ricorso (in particolare le determine dirigenziali del Comune e il parere reso dalla soprintendenza il 15 aprile 2025) e, valutando nel merito, dichiararne la nullità. E anche di sollevare una "questione di legittimità costituzionale" davanti alla Consulta. Tenere le bocce ferme, in sostanza, per "dirimere la questione del vincolo" chiedendo un chiarimento definitivo alla soprintendenza e al ministero per i Beni culturali. Questo "risponderebbe anche all’interesse del Comune di evitare di dare seguito a un procedimento viziato e incapace di produrre effetti definitivi legittimi, oltre che a quello delle società di non impegnare risorse economiche ingenti per un progetto che non potrebbe essere assentito".
Secondo i legali, infatti, l’indicazione della data del 10 novembre 2025 per la decorrenza del vincolo architettonico sul secondo anello dello stadio "è errata, arbitraria, ingiustificata oltre che contenuta in un parere della Soprintendenza che non esprime un giudizio definitivo sul punto e, anzi, richiama dati contraddittori: sussistono, infatti, prove storiche del fatto che la struttura fosse progressivamente esistente e addirittura utilizzata dalla fine del 1954 e, a maggior ragione, a giugno/luglio 1955". Il vicolo è dunque, "ragionevolmente già vigente".
Denunciano inoltre presunte irregolarità legate all’ipotesi di una "mera operazione di vendita" ai club senza passare da una gara. E un ipotetico conflitto di interessi, perché Il Politecnico, che in uno studio condotto con la Bocconi ha stimato come corretto il prezzo di vendita a 197 milioni, in passato "è stato advisor di Inter e Milan per lo sviluppo del progetto del nuovo impianto". I ricorrenti chiedono infine di trasmettere gli atti alla Procura e alla Corte dei Conti, che sempre a seguito di esposti hanno già aperto indagini sulla questione San Siro.