Roma – Un giovane di inizio Novecento e un adolescente di oggi. I santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, “a non sciupare la vita ma a farne un capolavoro”. Papa Leone XIV incoraggia così una piazza San Pietro gremita di persone – oltre 80mila – tra cui tantissimi ragazzi. Sull’altare, dopo l’iscrizione dei loro nomi sull’Albo dei santi, comincia una staffetta di lingue: il latino lascia spazio all’omelia in italiano, alle letture e alle preghiere in inglese, francese, greco, coreano, arabo, portoghese. Lingue che si intrecciano in piazza, insieme alle storie dei pellegrini.

Il presidente Mattarella e non solo
C’è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul sagrato di Piazza San Pietro accanto al presidente della Camera Lorenzo Fontana e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Ci sono oltre 1.700 sacerdoti che concelebrano insieme a vescovi e cardinali. Ci sono le famiglie dei santi: la nipote di Frassati, Wanda Gawronska, 94enne, con i discendenti. La mamma di Acutis, Antonia, col papà Andrea e i suoi fratellini che oggi hanno 15 anni: sono nati nel 2010, dopo la morte di Carlo. La madre racconta sempre di come sia stato il primogenito a predirle che sarebbe diventata mamma ancora.

Un momento di fede e dedizione
“Sono ragazzi di fede che vivono questa santità con normalità e molta armonia”, spiegava Antonia, alla vigilia della canonizzazione. E sono lì, Michele legge la prima lettura, in inglese. Con la gemella Francesca porta le offerte sull’altare. A Valeria Vargas Valverde, la giovane costaricana che nel 2022 ha ricevuto il secondo miracolo, il compito di leggere la seconda lettura, in spagnolo. Carlo e Pier Giorgio sono festeggiati dagli applausi, da smartphone che si levano al cielo per riprendere tutto in diretta, post, selfie, reliquie, preghiere commosse. Contemporaneità e tradizione convivono nella piazza, nelle storie stesse dei santi.

L'Appello del Papa per la Pace
“Il rischio più grande della vita è quella di sprecarla, al di fuori del progetto di Dio”, dice Papa Leone. “Tanti giovani si sono trovati a questo bivio della vita. Come San Francesco” che “ha preferito all’oro, all’argento e alle stoffe di suo padre i poveri, gli ultimi”. Come Pier Giorgio, figlio del fondatore della Stampa, che gli amici chiamavano con affetto “impresa e trasporti” quando distribuiva solidarietà ai poveri in Piemonte. Come Carlo, che portava coperte ai clochard milanesi. Riprendendo lo sguardo di entrambi Papa Leone XIV lancia un nuovo appello per la pace: “Affidiamo a Dio la nostra incessante preghiera per la pace, specialmente in Terra Santa e in Ucraina e in ogni altra terra segnata dalla guerra. Ai governanti ripeto: ascoltate le voci della coscienza. Le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza. Dio non vuole la guerra”. Prima di attraversare la folla con la papamobile, il pontefice ha ricordato anche le recenti beatificazioni in Estonia e Ungheria, sottolineando la testimonianza di fede dell’arcivescovo gesuita Eduardo Profittlich, ucciso nel 1942 durante le persecuzioni sovietiche e di Maria Magdolna Bódi, uccisa nel 1945 per aver resistito a violenze.

Testimonianze e gratitudine
Al termine della cerimonia, restano le storie e le testimonianze. “Per me partecipare alla canonizzazione è un’occasione importante per dire grazie - spiega Sara Cestani, che arriva da Cardano al Campo, ha 33 anni, è un’educatrice di sostegno –. Ho deciso di fare questo viaggio per conoscere meglio Frassati e per Carlo: sono stata curata nello stesso ospedale e dagli stessi medici che hanno seguito lui”. La sua mente torna al 1997, al Dottor Sorriso, Momcilo Jankovic, alle stanze del centro di Ematologia pediatrica che l’hanno vista entrare ed uscire più volte. Fino al 2006. “Questo viaggio è per dire grazie della mia guarigione e anche per chiedere a San Carlo, insieme a Papa Francesco, di guarire tutti i bambini e ragazzi”.
Fede universale
Maria Josè e il marito Miguel sono partiti dal Messico con i figli al seguito e le magliette con il volto di San Carlo: “Preghiamo protegga i nostri figli, in particolare il piccolo, che ha una malattia. Confidiamo in un miracolo, è stato emozionante essere qui”. Anna è arrivata da Biella, città d’origine di Frassati. È commossa: “Sentite quanta energia qui, in questa piazza? Ne abbiamo bisogno”. “Ho ancora la pelle d’oca– confessa il professore di religione di Carlo, Fabrizio Zaggia, che ha partecipato con la prof di Matematica dell’Istituto Leone XIII, Maria Capello –, è come se Carlo oggi fosse nato una seconda volta: è figlio della Chiesa”. C’è una delegazione di studenti. Giulia è in seconda superiore: “Spesso le persone si immaginano un santo come una persona adulta e che ha faticato tanto nella vita. Carlo e Pier Giorgio ci aiutano a capire che siamo più vicini ad essere santi di quanto pensiamo”.