
San Donato, nel 2017 l’agente Schipa uccise il superiore Massimo Iussa. I giudici: "Mancò il ruolo di controllo sul clima teso nel posto di lavoro".
Un omicidio-suicidio che ha segnato la storia recente di San Donato e continua ad avere degli strascichi, pur a distanza di otto anni. Era il 29 giugno 2017 quando, negli uffici del comando della polizia locale, l’agente Massimo Schipa, allora 52enne, con la pistola d’ordinanza sparò al petto del suo superiore, il vicecomandante Massimo Iussa, 49 anni, per poi rivolgere l’arma contro se stesso. Entrambi morirono quel giorno. Il rapporto tra Schipa e Iussa era teso da tempo. C’erano stati malumori e discussioni: l’agente mal sopportava la situazione, come aveva confidato agli amici e come dimostrano le richieste di trasferimento, più di una, che aveva avanzato per essere assegnato altrove. Al termine dell’ennesima lite, la sparatoria.
Adesso la decima sezione del tribunale civile di Milano, in primo grado, ha stabilito che il Comune di San Donato dovrà risarcire la vedova di Iussa con 360mila euro, tra danni e spese legali, ritenendo l’ente locale "responsabile civile per l’illecito penale commesso da un suo dipendente sul posto di lavoro", secondo l’articolo 2049 del codice civile. Accogliendo le tesi dei legali della vedova della vittima, Paolo Tosi e Andrea Uberti, il giudice Francesco Ferrari ha ritenuto che emerga "chiaramente il nesso di occasionalità intercorso fra le mansioni e le funzioni espletate da Schipa e il fatto illecito posto in essere ai danni del suo vicecomandante Iussa, considerato come l’omicidio sia stato commesso non solo utilizzando l’arma d’ordinanza in dotazione all’agente, ma all’interno dei locali del comando, durante l’orario di servizio, e quale tragico sfogo di un malessere connesso proprio all’esercizio dell’attività lavorativa".
A detta del tribunale, pur non potendo prevedere un epilogo così drammatico, il Comune avrebbe dovuto vigilare sul clima che si respirava nel luogo di lavoro, esercitando un ruolo di controllo: da qui la responsabilità che gli è stata attribuita, tanto più che, stando a quanto emerso nell’iter giudiziario, le tensioni tra l’agente e il suo superiore sarebbero state note a molti, compreso il Comune stesso.
L’omicidio-suicidio al comando dei vigili aveva scosso profondamente l’opinione pubblica, dentro e fuori i confini di San Donato. Raggiunto dal colpo di pistola, Iussa era stato trasportato in condizioni disperate in ospedale, dov’era spirato poco dopo. Lo stesso è successo a Schipa, che dopo aver colpito il superiore si era sparato un colpo alla tempia. Nei giorni successivi all’episodio i sindacati della polizia locale avevano sostenuto che la vicenda fosse un riflesso dell’atmosfera, "non proprio idilliaca", che regnava all’interno di quel comando.