
Casa Papa Francesco a San Zenone al Lambro La struttura dove lavorava Harouna Sangare è stata aperta nel 2011
Dall’hotel Ambra alla casa di solidarietà Papa Francesco, 14 anni di accoglienza scanditi da attività socialmente utili e corsi di alfabetizzazione, ma anche da disordini ed episodi di cronaca che hanno portato il centro per migranti di San Zenone sotto i riflettori. Era il 2011 quando l’hotel Ambra, struttura alberghiera al civico 3 di via Maestri del Lavoro, venne individuato come centro di accoglienza e aprì le porte ai primi richiedenti asilo. Nel 2015, in seguito ad una procedura fallimentare, l’albergo fu acquistato all’asta dalla Fondazione fratelli di San Francesco d’Assisi, che già vi gestiva le attività di accoglienza e che tuttora ha in capo la struttura. A pieno regime, la casa di solidarietà Papa Francesco – così è stato ribattezzato l’ex hotel - può ricevere fino a 200 persone tra migranti e senzatetto. Gli ospiti sono per lo più provenienti dall’Africa subsahariana.
La presenza di una struttura con numeri così importanti in un paese di soli 4.500 abitanti non è stata scevra di polemiche, tanto più che lo stabile di via Maestri del Lavoro è balzato periodicamente agli onori delle cronache per risse, aggressioni e tafferugli. Tra gli episodi più eclatanti quello del 27 marzo 2018, quando uno degli ospiti, un ivoriano allora 19enne, in seguito ad un banale rimprovero colpì con un pugno alla testa un educatore, un egiziano di 56 anni, ferendolo gravemente. Alcuni mesi prima, nel dicembre 2017, i profughi di San Zenone avevano bloccato la circolazione sulla via Emilia con un sit-in: chiedevano migliori condizioni di via e più attenzione da parte delle istituzioni. In un’altra occasione, il 28 aprile 2021, una rissa tra due giovani di 22 e 33 anni, scoppiata per futili motivi all’interno dell’ex albergo, richiese l’intervento del 118 e il ricorso a cure mediche da parte di entrambi i litiganti.
Già prima di questi episodi, nel settembre 2015, un Matteo Salvini allora solo segretario federale della Lega Nord aveva tenuto un comizio proprio davanti alla struttura di San Zenone, chiedendone lo sgombero e la "restituzione agli italiani". Ora, a riaccendere pesantemente il dibattito, lo stupro dello scorso 30 agosto.
Nel corso degli anni, non sono mancati però alcuni tentativi d’integrare i profughi e i richiedenti asilo ospitati nel centro nel tessuto locale, impiegandoli in attività socialmente utili, come la pulizia di strade e parchi.