Cologno Monzese (Milano), 21 settembre - Diventa definitiva la sentenza di condanna a 24 anni di reclusione per Zakaria Atqaoui, il 23enne italo-marocchino che all’alba del 29 luglio 2023 ha ucciso con 8 coltellate nel sonno la ex fidanzata Sofia Castelli, 20 anni, dopo essersi nascosto nell’armadio in casa della ragazza.
La Procura di Monza aveva chiesto la condanna all’ergastolo per l’imputato di omicidio volontario, aggravato da premeditazione, futili motivi e uso del mezzo insidioso (il fatto di essersi nascosto nell’abitazione della vittima per tenderle l’agguato mortale). La Corte di Assise di Monza ha ritenuto che il giovane abbia ucciso “con coscienza e volontà” Sofia Castelli, ma che meriti le attenuanti generiche per il suo “comportamento collaborativo”, per la giovane età e lo stato di incensuratezza. La Procura non può ricorrere in appello per ottenere la massima condanna, come chiesto anche dai familiari di Sofia, perché tutte le aggravanti contestate sono state prese in esame dai giudici e non è tecnicamente possibile chiedere di intervenire neanche sulle attenuanti.
Le difese di parte civile non possono presentare autonomamente ricorso in appello e non ha nessuna intenzione di farlo l’avvocato Vainer Burani, difensore di Zakaria Atqaoui. “È stato condannato al minimo possibile e, presentando ricorso, si riaprirebbe la partita giudiziaria per tutti, con il rischio di un aumento della pena”, ha commentato il legale.
Al processo si sono costituiti parte civile i familiari e parenti di Sofia, oltre all’amica Aurora Fiameni, che dormiva nella stanza accanto quando la giovane è stata uccisa. Tutti hanno ottenuto dai giudici, almeno sulla carta, risarcimenti dei danni o provvisionali. Ma quello che voleva chi ha conosciuto Sofia era la condanna all’ergastolo, come chiesto dalla pm monzese Emma Gambardella.
Alla lettura della sentenza dall’aula erano partiti insulti, proteste e lacrime. Per la Corte l’imputato - che spinto “da fortissima e ingiustificata gelosia” ha ucciso “con efferatezza una ragazza giovanissima all’inizio della carriera universitaria” - ha subito fermato, dopo il delitto, una pattuglia della polizia locale “assumendosi le sue responsabilità” e “permettendo alle forze dell’ordine di intervenire prontamente all’interno dell’abitazione”. Per la Corte ha anche “ricostruito i dettagli del delitto, compresi quelli che hanno portato ad alcune aggravanti che non sarebbero state dimostrate senza il suo racconto”. “Ci aspettavamo una sentenza diversa: tra 24 anni Sofia sarebbe stata una cinquantenne”, il commento di Aurora, che si era offerta di dormire con la 20enne, sola in casa, dopo una serata in discoteca.