Milano, 30 luglio 2023 – Le indagini sull'omicidio di Sofia Castelli, coordinate dalla pm della Procura di Monza Emma Gambardella, sembrano andare verso una molto probabile contestazione della premeditazione. Con due aspetti cardine, in questa direzione: la questione del mazzo di chiavi di casa sottratto nella giornata precedente al delitto, da parte dell'ex compagno Zakaria Atqaoui, e per il fatto che non ci sarebbe stato alcun litigio prima della scarica di fendenti, tanto che l'amica in casa non ha sentito nulla di quanto accaduto.
Il 23enne, accecato da gelosia e estremo desiderio di possesso, ma all'apparenza freddo e lucido, era certo di coglierla in flagrante con un altro uomo. Tanto che si è appostato dentro l'abitazione di corso Roma a Cologno Monzese, pronto a tutto. Nonostante Sofia sia arrivata con una amica, dopo la serata in discoteca, avrebbe atteso che si addormentassero, per concludere drammaticamente il suo piano criminale.
L'autopsia che si terrà in questi giorni sarà utile, integrando le informazioni a disposizione in questo momento, per capire se Sofia possa aver avuto una reazione e modo di difendersi. Dai primi riscontri parrebbe di no: come raccontato dallo stesso killer, l'ha uccisa durante il sonno e la ragazza avrebbe avuto modo solo di lievi sussulti, prima di morire.
Restano da sciogliere i dubbi anche sull'arma del delitto: un coltello, è chiaro, ma rimane da accertare se lo abbia preso nella cucina di Sofia, come ha dichiarato inizialmente, o se lo avesse portato con sé (non è ancora escluso).
E' caccia anche al cellulare del giovane di origine marocchina. Sparito nel nulla. Quello di Sofia è stato invece sequestrato e sarà analizzato in questi giorni: tabulati telefonici, foto, messaggi, alla ricerca di ulteriori dettagli su una storia, l'ennesima, nata nel segno dell'amore e affogata nel sangue di una ragazza innocente.